Estorsioni per i biglietti e le intercettazioni di Boiocchi: l’inchiesta sugli affari sporchi degli ultrà dell’Inter

Lo storico capo ultrà dell'Inter, ucciso sabato 29 ottobre con due colpi di pistola, poco prima dell'inizio della partita Inter-Sampdoria potrebbe essere in qualche modo collegato all'inchiesta su soldi sporchi, affari criminali e interessi economici dietro le curve degli ultrà e dell'organizzazione degli eventi sportivi. 

Tifosi dell'Inter (archivio) - Foto di Ansa Foto
Tifosi dell’Inter (archivio) – Foto di Ansa Foto

Il nome di Vittorio Boiocchi compare in un’inchiesta della Procura di Milano non ancora conclusa, sulla compravendita dei biglietti per lo stadio e la possibilità di ricatti ed estorsioni alla società nerazzurra.

Lo storico capo ultrà dell’Inter, ucciso sabato 29 ottobre con due colpi di pistola, poco prima dell’inizio della partita Inter-Sampdoria potrebbe essere in qualche modo collegato all’inchiesta su soldi sporchi, affari criminali e interessi economici dietro le curve degli ultrà e dell’organizzazione degli eventi sportivi.

Boiocchi, 69enne, è stato raggiunto da due colpi di arma da fuoco vicino casa sua nel quartiere Figino di Milano, sabato sera.

Il fascicolo è stato aperto nel 2019, dopo gli scontri tra gli ultras dell’Inter e quelli del Napoli avvenuti prima della partita del 26 dicembre 2018, durante i quali morì l’interista Dede Belardinelli.

Nello stesso anche Boiocchi venne scarcerato dopo 26 anni di prigione, anche se nel 2021 venne sottoposto alla sorveglianza speciale per una tentata estorsione da 2 milioni di euro. Il Corriere della Sera riporta che tornò in curva, autoproclamandosi il capo della curva Nord.

Boiocchi avrebbe spodestato i vecchi capi con violenza, dividendosi il business con alcuni membri del nuovo direttivo della curva, ai quali avrebbe affidato la compravendita di alcuni biglietti degli stati.

Le estorsioni ai dirigenti dell’Inter e gli affari con la ‘ndrangheta

L’indagine della Procura meneghina ipotizzava il reato di associazione a delinquere perché alcuni dirigenti dell’Inter fornivano biglietti a prezzi agevolati o gratis ai capi ultrà. Quattro dirigenti vennero indagati, ma poi le indagini vennero archiviate perché secondo il pm “erano in realtà vittime del comportamento minaccioso ed estorsivo dei capi dei tifosi e quindi semmai persone offese dei reati”. 

Si tratterebbe di 2mila tagliandi estorti. Il nome dello storico capo ultrà, lo scorso anno venne legato anche all’inchiesta dell’Antimafia Cavalli di razza, su alcuni interessi della cosca Piromalli in Lombardia.

Boiocchi avrebbe partecipato a un incontro del 27 luglio 2020 in via Correggio a Milano con due volti noti della malavita lombarda: il boss calabrese Vincenzo Facchineri e Antonio Canito, entrambi ruotavano attorno all’ambiente degli stadi.

Il racket dei parcheggi

Oltre alla compravendita di biglietti, ci sarebbe anche la questione dei parcheggi negli stadi, sempre nell’ambito degli affari legati alle estorsioni di alcuni ultrà ai danni dei dirigenti dell’Inter. In un’intercettazione ambientale, Boiocchi nel 2021 disse che ci ricavava “80mila euro al mese”. Questo affare sarebbe stato gestito con due rossoneri, e che vedeva coinvolte persone della famiglia della ‘ndrangheta Iamonte.