
Nello stesso giorno in cui Gazprom ha ridotto ulteriormente il flusso del gas verso l’Europa per un “problema tecnico” al gasdotto Nord Stream 1, il Consiglio Ue ha raggiunto un accordo sulla riduzione della domanda del gas.
“I ministri hanno raggiunto un accordo politico sulla riduzione della domanda di gas in vista del prossimo inverno”, ha annunciato la presidenza ceca del semestre Ue mentre è ancora in corso il Consiglio Affari Energia.
Cosa prevede il piano
L’accordo prevede un taglio obbligatorio del 15% dei consumi in caso di stato di allerta. Saranno i singoli Stati, attraverso il Consiglio Ue, e non la commissione, a decidere come raggiungere questa soglia. Sono previste una serie di deroghe che terranno conto, ad esempio, del livello di stoccaggio dei singoli Paesi. L’Italia in questi mesi sta aumentando le sue riserve ed ha raggiunto il 65% della capacità.
Il taglio dei consumi del 15% resta uguale per tutte e obbligatorio in caso di allerta, ma potrebbe essere accompagnato da un sistema di deroghe che coinvolgerebbe diversi Stati. L’accordo è stato accelerato dopo la riduzione al 20% di Gazprom a partire da domani, mercoledì 27 luglio.
Habeck: “Più burocrazia, ma le esenzioni sono ragionevoli”
“È molto importante che il prossimo passo dimostri che l?Ue resta unita e che sia un segnale forte a Putin e alla Russia anche nel giorno in cui i flussi di gas del Nordstream 1 si ridurranno di un ulteriore 20%: non ci dividerà”, ha affermato il ministro dell’Economia della Germania Robert Habeck, arrivando al Consiglio straordinario Energia. “L’ultima versione del piano Ue d’emergenza sul gas, negoziato dalla presidenza ceca, presenta molti compromessi, questo è il modo in cui opera l’Ue, il fatto che le deroghe introdotte portino a troppa burocrazia è un pericolo, ma le esenzioni di per sé sono ragionevoli”.
L’accordo di oggi supera le divisioni che erano emerse anche nelle ultime ore tra i singoli Stati. La Polonia ad esempio, si era dichiarata non disponibile a ridurre i consumi e a meccanismi di compensazione, sostenendo di essersi già affrancata dalle forniture di Mosca. Anche Spagna e Grecia avevano manifestato alcuni dubbi. La Francia invece, insisteva sul fatto che l’economia mondiale è interconnessa e che, ad esempio, se la mancanza di gas mettesse in crisi la Germania, anche le altre economie ne risentirebbero.