Domenica “calda” a Napoli e non solo per le temperature davvero torride. Una trentina di attivisti appartenenti alla rete “Movimento per il Mare Libero” si sono dati appuntamento sul lungomare di Mergellina per chiedere l’abolizione delle concessioni ai privati e il ripristino dei liberi accessi al mare. Napoli ha infatti una peculiarità: pur essendo una città di mare, è molto difficile accedere ad esso. Quei pochi lembi di spiaggia disponibili sono per lo più dati in concessioni ai lidi, che chiedono ovviamente un corrispettivo per l’accesso, l’ombrellone e i lettini. Tutto il resto del litorale, da San Giovanni a Teduccio fino a Bagnoli, è praticamente inaccessibile. Nel caso dei quartieri sopra ricordati, vige addirittura il divieto di balneazione.
Il numero chiuso sulle spiagge libere
È così che gli attivisti hanno chiesto il ripristino del libero accesso. In particolare nella zona di Posillipo, dove alcune perle del litorale napoletano come Marechiaro e la Gaiola sono a numero chiuso per quanto concerne gli accessi. Un “format” che il Comune sta pensando di replicare anche su tutte le altre spiagge libere della città. La motivazione principale, secondo palazzo San Giacomo, è quella della sicurezza: a giugno si sono moltiplicate risse e accoltellamenti, proprio in zona Posillipo, tra lo scoglione di Marechiaro e la cosiddetta spiaggia delle Monache. Gli attivisti di “Mare Libero” ritengono, però, che questa sia una decisione discriminatoria, che penalizza i cittadini che non hanno disponibilità economica per accedere ai costosi lidi del capoluogo partenopeo.
Una volta raggiunto lo storico Lido Elena, sotto Palazzo Donn’Anna, gli attivisti sono quindi entrati per raggiungere la battigia. Tutto si è svolto in maniera pacifica, con i manifestanti al megafono che spiegavano le loro ragioni coinvolgendo i bagnanti presenti. Su tutto, una richiesta: abolire le concessioni ai privati. “Il mare libero è previsto dalla Costituzione – dicono gli attivisti – invece sono trent’anni che i gestori dei lidi chiudono il litorale con cancelli di ferro e muri di cemento.”