
Al vaglio degli inquirenti che indagano sulla morte di Massimo Bochicchio, ci sarebbero anche presunte minacce che il broker dei vip avrebbe ricevuto in passato e di cui avrebbe parlato al giudice nel corso del processo a suo carico. Lo riporta il quotidiano La Repubblica.
Mentre si cercano tracce che possano confermare l’ipotesi del suicidio, o di istigazione al suicidio, oppure di una trappola di cui il trader potrebbe essere stato vittima, si è tornati anche a quelle che Bochicchio aveva definito “velate minacce”.
Il colloquio col giudice
Il giudice, in sede di interrogatorio, aveva chiesto al broker: “In una conversazione sua moglie, nel periodo in cui è stato all’estero, dopo la sentenza inglese, a settembre, ottobre, faceva riferimento a gente brutta brutta”. Bochicchio aveva risposto minimizzando le parole: “Sì ma non è brutta brutta. Mia moglie ha avuto una percezione. Poi non è che non la ritengo brutta perché io non la ritengo brutta, perché non è brutta”.
Il test del Dna
Intanto il test del Dna disposto dalla Procura di Roma, ha confermato che il corpo trovato carbonizzato sulla Salaria è del trader. Sulla vicenda i pubblici ministeri hanno avviato un procedimento in cui si ipotizza il reato di istigazione al suicidio, una fattispecie scelta per poter svolgere tutte le perizie necessarie, a cominciare dall’autopsia.
Gli investigatori non escludono alcuna pista, ma quella più accreditata, al momento, resta quella di un malore durante la guida della sua moto Bmw. Massimo Bochicchio è morto mentre era uscito durante il suo permesso giornaliero di due ore dai domiciliari.