
I carabinieri della compagnia di Agrigento hanno denunciato due persone ritenute responsabili del raid vandalico alla Scala dei Turchi di Realmonte, in provincia di Agrigento. L’ipotesi di reato è danneggiamento di beni avente valore paesaggistico. I due avrebbero deturpato, con polvere di ossido di ferro, la scogliera di marna bianca.
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Come si sono svolte le indagini per trovare i vandali della Scala dei Turchi
I militari dell’Arma sono riusciti a fare luce sull’episodio avvalendosi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza e di una raffica di perquisizioni e verifiche effettuate tra Realmonte e Favara, passando anche da Porto Empedocle e la città dei Templi. Il fascicolo di inchiesta, inizialmente aperto a carico di ignoti, è stato coordinato dal procuratore capo della Procura di Agrigento, Luigi Pattinaggio e la sostituta Chiara Bisso.
I filmati mostravano chiaramente che un furgone, un Ford Transit, è giunto di sera alla Scala dei Turchi. Dal mezzo sono poi uscite due persone trascinando con sé misteriosi sacchi contenenti, secondo gli investigatori, la polvere di ossido di ferro. Grazie ai frame dei video, i carabinieri hanno acquisito il numero di targa del furgone e da quel momento sono cominciate le perquisizioni per mettere dei punti fermi nell’inchiesta sul caso che ha suscitato scalpore e indignazione in tutto il mondo.
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I denunciati sono uomini di mezza età
I sospetti si sono subito concentrati su un uomo di Favara, già noto per danneggiamenti simili. Durante l’ispezione del furgone sono state rinvenute tracce di polvere di ossido di ferro. Le successive perquisizioni hanno permesso di trovare nei magazzini, guanti sporchi dello stesso materiali e altre prove inequivocabili. Entrambe le persone denunciate sono uomini di mezza età.
Nel frattempo la Scala dei Turchi, candidata a diventare patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, è stata ripulita dai volontari. “L’Arma dei Carabinieri è intervenuta nell’immediatezza per individuare subito gli autori di questo crimine ad opera di scellerati che hanno deturpato uno dei beni paesaggistici più importanti della Sicilia. L’Arma non molla il territorio a difesa dei nostri cittadini e delle bellezze naturali”. Così il colonnello Vittorio Stingo.