Uccisa per aver denunciato una rete di pedofili: condannato all’ergastolo il mandante dell’omicidio di Matilde Sorrentino

Il dibattimento, iniziato il 20 febbraio del 2019, si è protratto per 43 udienze, durante le quali sono stati sentiti 11 collaboratori di giustizia e molti testimoni.

Matilde Sorrentino - Foto web
Matilde Sorrentino – Foto web

Ergastolo per Francesco Tamarisco, riconosciuto colpevole dell’omicidio di Matilde Sorrentino. Per la Prima Sezione della Corte d’Assise di Napoli (presidente Antonio Palumbo, giudice a latere Giuseppe Sassone), il mandante dell’omicidio della mamma coraggio che denunciò le violenze sessuali subite dal figlio a Torre Annunziata, è il capo dei Tamarisco, organizzazione criminale dedita al traffico di sostanze stupefacenti nella città oplontina, in provincia di Napoli.

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La Corte d’Assise ha accolto le richieste di pubblico ministero Pierpaolo Filippelli, (procuratore aggiunto di Napoli e già procuratore aggiunto di Torre Annunziata, che aveva coordinato le indagini), secondo cui Tamarisco aveva incaricato Alfredo Gallo (esecutore materiale dell’omicidio, già condannato all’ergastolo nel 2005 dalla Corte di Assise di Napoli con sentenza definitiva) e ne aveva comprato il silenzio con un vitalizio. L’uomo venne condannato grazie alla testimonianza di Salvatore, figlio di Matilde Sorrentino, che lo aveva riconosciuto mentre scappava.

La storia del processo per la morte di Matilde Sorrentino

Il dibattimento, iniziato il 20 febbraio del 2019, si è protratto per 43 udienze, durante le quali sono stati sentiti 11 collaboratori di giustizia e molti testimoni. Matilde Sorrentino fu uccisa il 26 marzo del 2004, per aver denunciato gli abusi sessuali commessi da una rete di pedofili ai danni di alcuni minori, tra cui suo figlio. Il gruppo restò attivo tra marzo ed aprile 1996, nel rione Poverelli a Torre Annunziata. 

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L’organizzazione provvedeva, attraverso alcune donne, a stordire i bambini con droghe e alcol, per poi abusarne. Le piccole vittime avevano tra i 6 e i 7 anni. I pedofili li riprendevano e li fotografavano, per poi immettere le immagini nel circuito della pedopornografia. Le violenze avvenivano in case private o nella scuola elementare del III circolo didattico di Torre Annunziata. In alcuni casi i piccoli venivano minacciati con siringhe usate o con coltelli, o legati con catene e picchiati.

Matilde Sorrentino ebbe il coraggio di squarciare il velo su questo quadro degli orrori, insieme con altre due madri i cui figli erano caduti nella rete dei pedofili. Le sue dichiarazioni erano state assunte sia nella fase delle indagini preliminari, sia nelle udienze al Tribunale di Torre Annunziata. Per questo la mamma coraggio venne uccisa, “rea”, secondo i criminali, di aver disvelato violenze ai danni di bambini indifesi.