Smart working, nuove regole per il settore privato: c’è l’accordo. Sedici articoli e una serie di punti fermi che scatteranno da inizio 2022
Sedici articoli e una serie di punti fermi per mettere nero su bianco un’intesa già raggiunta nei giorni scorsi. Questo è il nuovo accordo per regolamentare lo smart working nel settore privato, trasformandolo da necessità a opportunità. E da quando entrerà ufficialmente in vigore, sarà la linea guida per ogni accordi fra le parti.

Uno dei punti fondamentali è la possibilità per le parti sociali, a cominciare dai sindacati, di intervenire in caso di sottoscrizione di accordi di smart working. In linea generale sono lasciati alla volontà delle parti individuali, ma l’intervento delle parti sociali è comunque legittimo.
Tra i punti principali del protocollo, l’organizzazione dello smart working e la sede più opportuna, gli strumenti di lavoro ma anche la salute e sicurezza del lavoratore, infortuni e malattie professionali in testa. E poi la parità di trattamento e le pari opportunità, i diritti sindacali, il welfare così come la protezione dei dati personali, la riservatezza, la formazione.
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Smart working, nuove regole per il settore privato: i punti fondamentali previsti dall’accordo
L’accordo è stato firmato da ministero del Lavoro e sindacati, per aggiornare le linee guida contenute nella legge n. 81/2017 alle quale le parti si dovevano attenere fino ad ora. Entrerà in vigore verosimilmente ad inizio 2022 e diventerà una regola, non un’eccezione legata alla pandemia. E ha comunque evidenziato la necessità di esaminare la questione dopo che a novembre erano già state definite le regole per il settore pubblico.
L’adesione allo smart working nel settore privato dovrà avvenire su base volontaria e subordinata alla firma di un accordo individuale. Quindi il suo eventuale rifiuto da parte del lavoratore (uomo o donna) non può prevedere sanzioni o ancora di più licenziamento. Nel l’accordo dovranno essere previsti la durata del periodo di smart working (a termine o a tempo indeterminato) e la garanzia di un tempo di ‘disconnessione’, cioè quando il lavoratore potrà staccare.
E anche se il lavoratore è smart working, resta la possibilità di chiedere permessi per motivi personali o familiari. Inoltre, se non specificato altro nei contratti di lavoro, durante le giornate di smart working non possono essere previsti turni straordinari. Toccherà al datore di lavoro fornire la strumentazione tecnologica e informatica necessaria, così come saranno a carico suoi le spese di manutenzione e di sostituzione della strumentazione. Altro punto fondamentale, lo stipendio: ogni lavoratore o lavoratrice in smart working ha diritto allo stesso trattamento economico applicato a chi lavora all’interno dei locali aziendali.