Due per mille, Dieni (M5s) a iNews24: “Era un nostro caposaldo, ma accettiamo il volere degli iscritti”

La deputata del M5s, Federica Dieni, spiega i motivi che hanno portato il M5s a rivedere la posizione sul finanziamento pubblico ai partiti: “Ci siamo resi conto che fare politica e strutturarsi sui territori ha un costo”. Sulla possibilità che Draghi possa lasciare Palazzo Chigi per il Quirinale, l’esponente pentastellata non ha dubbi: “Il premier sta facendo bene, fondamentale andare avanti fino al 2023”

Federica Dieni (foto da Facebook)

La transizione del M5s passa anche per il finanziamento pubblico ai partiti, come ha dimostrato l’ultima consultazione online dove il 72% dei votanti si è espresso a favore rispetto alla possibilità di utilizzare le risorse del 2×1000. Si aspettava un risultato del genere?

“No, non me l’aspettavo anche perché obiettivamente per noi è un grosso cambiamento rispetto alla linea originaria. In passato abbiamo anche rinunciato a 42 milioni di euro, motivo per cui non era facile immaginare che ci fosse una vittoria così netta in favore del sì. Però è anche vero che col passare del tempo ci siamo resi conto che fare politica ha un costo, e quindi per essere strutturati sui territori servono anche delle entrate economiche che consentano questa possibilità”

C’è chi però esprime qualche perplessità a riguardo, come il capogruppo alla Camera Davide Crippa, che subito dopo l’esito della consultazione ha detto che “le risorse  potrebbero essere esigue rispetto al rischio di  togliere il caposaldo di non finanziamento pubblico”. Condivide questa preoccupazione?

“Il quantum ancora non lo conosciamo, detto ciò è vero che il non finanziamento era un nostro caposaldo e proprio per questo non era scontato che si arrivasse ad un risultato cosi schiacciante. Abbiamo lasciato che si esprimessero i cittadini e i nostri iscritti, quindi prendiamo atto di questo voto e da qui iniziamo questo nuovo percorso di ristrutturazione”

La riorganizzazione interna del M5s

M5S Conte Grillo
L’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte (Getty Images)

Il prossimo passo sarà quello di eliminare il limite secondo mandato?

“Non sono io a decidere, quindi non so quali saranno gli sviluppi su questo tema, ma sono certa che quando arriverà il momento ne discuteremo. I prossimi passi ora saranno quelli relativi alla riorganizzazione interna e quindi alla votazione dei vicepresidenti e dei vari responsabili tematici, perché è da qui che inevitabilmente parte la ristrutturazione del M5s

Conte in un’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera ha dichiarato che “Il M5s non diventerà un partito”. Certo che almeno visto da fuori iniziate ad assomigliarci parecchio… ma è così un male?

“No, infatti bisogna capire qual è il significato che si dà a questa parola, che comunque non deve spaventarci. È vero che anche noi in passato l’abbiamo usata in modo negativo, perché un’organizzazione troppo rigida impedisce i mutamenti e limita la capacità di essere più flessibili quando si prendono decisioni, però se guardiamo soprattutto ai grandi partiti di una volta, non possiamo dire che siano stati il male assoluto, anzi. Noi continuiamo ad essere un movimento, perché siamo mutevoli e in crescita, e di certo non saremo mai un partito tradizionale classico, senza tuttavia voler demonizzare questa parola”

Gli scenari in previsione dell’elezione del Capo dello Stato

Il premier Draghi e il presidente Mattarella (Getty Images)

Il prossimo appuntamento importante, non solo per il M5s, è quello dell’elezione del Presidente della Repubblica. Conte ha detto: che “per il Quirinale si dovrà trattare anche con la destra”, ma secondo lei è possibile trovare un punto d’incontro con Berlusconi, Salvini e Meloni?

“È doveroso che ci sia un dialogo con tutti. Già oggi siamo in una maggioranza molto larga proprio per il bene del Paese, e una funzione di garanzia come quella del Presidente della Repubblica è bene che abbia tutto il consenso necessario da parte delle forze politiche per continuare a dare stabilità al Paese e far sentire rappresentati i cittadini”

Draghi potrebbe essere il giusto compromesso o preferisce vederlo a Palazzo Chigi fino al termine della legislatura?

Draghi sta facendo bene dov’è, quindi eviterei di utilizzarlo come strumento per continuare a paventare il voto anticipato. Deve continuare il percorso che ha intrapreso per fare uscire il Paese dall’emergenza, anche perché dal punto di vista economico i risultati già si vedono e stanno avendo effetti molto positivi. Credo che sia fondamentale andare avanti così fino al 2023”

E se il centrodestra si compattasse intorno al nome di Silvio Berlusconi?  

Berlusconi non potrà mai essere un candidato appoggiato dal M5s.  Al di là di tutto, rinnegare anche questo sarebbe davvero troppo per la nostra storia”