
Di fronte alla risalita della curva epidemiologica con i contagi, i ricoveri in aumento e alcune regioni a rischio zona gialla, il Governo spinge sulla campagna vaccinale. Le somministrazioni delle terze dosi andranno avanti e dal primo dicembre coinvolgeranno anche la fascia d’età che va dai 40 ai 60 anni. Verranno rese obbligatorie ai sanitari, come già è stato con il primo ciclo vaccinale.
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Dal primo dicembre si procederà con le “chiamate attive” delle Asl e con la possibilità di vaccinarsi senza prenotazione. Ma anche entrando nelle strutture e le residenze per gli anziani o per soggetti disabili, in modo da ottenere una copertura massima nel breve periodo.
Le soglie per la zona gialla
Si passa in zona gialla quando le regioni superano i 50 contagi settimanali su 100mila abitanti, il 15% dei reparti ospedalieri ordinari e il 10% in terapia intensiva. La soglia di allerta a livello nazionale è di 3mila posti occupati, che è pari al 10%. A preoccupare è l’incremento dei casi.
L’estensione del green pass
Data la situazione, sembra scontata una proroga dello stato di emergenza. Il ministro Renato Brunetta ha chiesto di “valutare un perimetro giuridico entro il quale il Governo possa declinare la sua azione, orientata stavolta più a principi di precauzione che di emergenza”. E propone modifiche alle regole per il rilascio del Green pass, come la validità di 6 mesi e non 12 come avviene adesso, oltre che l’esclusione dei test rapidi per ottenere la certificazione verde. Il ministro Speranza, per ora, ha scartato questa possibilità.
La vaccinazione contro l’influenza
Il generale Figliuolo ha sollecitato i governatori delle Regioni a programmare, laddove possibile, “la somministrazione del richiamo in concomitanza con la vaccinazione antinfluenzale”.
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Prenotazione non più necessaria
La struttura commissariale conta su “un’ampia disponibilità di vaccini e un’elevata capacità di somministrazione”. Per questa ragione il generale Figliuolo ha chiesto di prevedere per tutti “la possibilità aggiuntiva di accedere alla vaccinazione direttamente presso gli hub vaccinali senza prenotazione”. E di “ricorrere in modo sistematico alla “chiamata attiva”, procedendo alla prenotazione dei soggetti interessati alla dose “booster” anche attraverso la rete di medicina del territorio, con il più ampio coinvolgimento dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta e dei farmacisti”.
Le Rsa
Tutti gli ospiti delle Residente sanitarie per anziani saranno vaccinati, insoele alle “strutture sociosanitarie e socio-assistenziali che ospitano, in modalità residenziale e semi-residenziale, soggetti con disabilità, affetti da disturbi psichiatrici o da dipendenze patologiche”.
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Come si organizzeranno le Regioni
Gli hub torneranno necessari, anche se potrebbero essere installati in altre sedi, dal momento che strutture come i palazzetti dello sport sono tornate in funzione. Potrebbero essere utilizzate scuole dismesse, locali comunali, centri mobili vicini ai luoghi dove si concentrano i cittadini. Il reclutamento di medici di base e farmacisti sarà fondamentale nella strategia della terza dose.
Gli hub vaccinali: come sono organizzate le Regioni
Il Veneto non ha mai chiuso i 60 centri operativi: “Tutta la macchina resta in piedi. Siamo pronti per le terze dosi”, ha affermato il presidente Zaia. Lo stesso vale per Sicilia, Liguria e Sardegna.
Il presidente Roberto Occhiuto ha bloccato la dismissione di 143 centri vaccinali prevista dalla protezione civile a causa del calo delle richieste: “In Calabria abbiamo il minor numero di posti letto in intensiva e un alto numero di non vaccinati. Non possiamo farci trovare impreparati dalla quarta ondata”.
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Ma c’è anche chi ritiene che ci sia bisogno di una razionalizzazione, come la Regione Lazio, che ha chiuso il centro dell’Auditorium e la Nuvola della Capitale e ora conta 93 hub aperti e 15 pronti a tornare operativi.
La Lombardia ha tenuto attivi 80 dei suoi 133 hub, mentre la Campania ha modificato il suo piano: in vista della vaccinazione senza prenotazione ha ridotto gli hub a 20 ma ha allestito 487 piccoli centri di vaccinazione, incluse 176 farmacie.
In Puglia ci sono 73 centri vaccinali, mentre sono stati smantellati alcuni grandi hub per fare spazio ad altri più piccoli. In Piemonte, dice il presidente Alberto Cirio, “portiamo i vaccini alle persone e non le persone al vaccino”. Non ci saranno più grandi hub, ma 400 piccoli centri vaccinali. In Emilia-Romaglia gli hub sono passati da 75 a 66 ma ne sono stati aggiunti altri 12 mobili.
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La Sardegna ha chiuso 2 hub a causa della poca richiesta di vaccinazioni e un altro a causa dell’alluvione. In attività ce ne sono 9 . Friuli-Venezia Giulia, Molise e Abruzzo hanno deciso di chiudere i grandi centri per redistribuire i medici. In Basilicata non è cambiato il numero degli hub aperti, così come in Valle d’Aosta e in Umbria. Lo stesso vale per le Province autonome di Trento e Bolzano, che stanno progettando di raggiungere gli sciatori allestendo i vax bus nei parcheggi degli impianti.