Vaccino ai bambini, Di Perri a iNews24: “È un investimento per l’individuo”

Secondo il responsabile delle malattie infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino, vaccinare i 40-60enni è una "giusta decisione".

Giovanni Di Perri - Screenshot da Youtube
Giovanni Di Perri – Screenshot da Youtube

Vaccinare dal primo dicembre i 40-60enni è “una giusta decisione”. Il punto della situazione Covid con il professore Giovanni Di Perri, responsabile delle malattie infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino. 

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Come valuta il caso di Waterford, cittadina irlandese dove nonostante un alto numero di vaccinati, ci sono lo stesso contagi? Lì il 99,7% dei suoi abitanti ha effettuato la doppia dose e negli ultimi 7 giorni sono stati rilevati 1481 casi di Covid ogni 100mila. Ma non ci sarebbero morti e casi gravi.
L’importante è che non ci siano morti e malattia grave. Un giorno non conteremo più quest’infezione ma la lasceremo andare come con le altre infezioni respiratorie. Non possiamo avere l’obiettivo che la persona vaccinata non si contagi mai più, ma il vaccino dà la protezione che salva la vita”;

Professore, il ministro Speranza ha annunciato alla Camera che a partire dal primo dicembre partiranno le terze dosi per i 40-60enni.
È una fascia di età che verosimilmente ha meno bisogno del vaccino rispetto agli  ultrasessantenni. Però in funzione della variante Delta che fa ammalare del 20-30% in più proprio i 40-60enni, la terza dose può servire a rafforzare l’immunità. Quindi è una giusta decisione”;

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La terza dose copre davvero dai 5 ai 10 anni?
Questo lo accerterà il tempo. Però si assiste a un aumento della protezione degli ultrasessantenni, di dieci volte nel caso di infezione e quasi venti per la malattia conclamata. L’aumento così importante della capacità protettiva fa ben sperare anche sulla sua durata. La terza dose, essendo più intensa in termini di protezione, potrebbe farla durare di più. Lo scopo è raggiungere un livello di convivenza endemica, non più pandemica e la terza dose potrebbe essere la soluzione. L’arco temporale 5-10 anni però non è accertato”;

Speranza ha anche annunciato anche il Governo sta valutando un’eventuale modifica del Green pass per i guariti. Secondo lei, un soggetto guarito da sei mesi deve effettuare un sierologico o fare direttamente la dose booster per veder rinnovata la certificazione verde?
Il sierologico non serve, salvo nel caso di incertezza sull’avere avuto l’infezione. L’immunità spontanea è buona almeno quanto quella del vaccino. La posizione dei guariti si può rendere molto più “agile”, richiedendo meno richiami anche nel tempo, considerando però anche il fattore età. C’è anche un dato importante: se l’infezione è stata affrontata in modo asintomatico o con pochi sintomi, vuol dire che l’organismo, non protetto quando ha contratto il virus, non ha sofferto. Questo ci suggerisce che se il soggetto dovesse essere reinfettato avrebbe già l’immunità dalla sua parte e avrebbe ancora meno sintomi”;

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Come potrebbe funzionare, secondo lei, il rilascio del Green pass nei guariti, scaduti i sei mesi di validità?
Dovrebbero fare almeno una dose di vaccino entro dodici mesi e due se si passano i dodici mesi. Il richiamo è necessario per il rinnovo del Green pass”;

A partire dal primo dicembre, come dovrebbe procedere la campagna vaccinale?
Com’è andata avanti finora, considerando l’età e le fragilità. Adesso si stanno vaccinando gli ultrasessantenni, poi dal primo dicembre dai 40 ai 60. Successivamente si dovrà andare avanti man mano scendendo con le fasce di età. È meglio vaccinarsi ora, sia con le terze dosi che nel caso dei bambini, non appena possibile. La macchina vaccinale è in moto ed è straordinaria, perché è stata messa su apposta per il Covid. È verosimile che ad emergenza finita tornerà ai numeri abituali, che sono molto più bassi”;

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Perché la terza dose è importante?
Gli israeliani hanno dimostrato che rispetto a chi aveva solo due dosi, chi faceva la terza riceveva un aumento di protezione dall’infezione di 10 volte e di quasi 20 volte dalla malattia grave. Questo ci dà la misura dell’effetto della terza dose. Il potere del vaccino aumenterà”;

Si attende l’ok dell’Ema per vaccinare i bambini dai 5 agli 11 anni…
Le infezioni in questo momento, da un quarto a un terzo, sono in quella fascia di età. Se riusciamo a ridurre il numero dei non vaccinati, riduciamo anche il numero di infezioni. A quell’età poi, i bambini hanno già ricevuto molti vaccini, tra cui quattro a “virus vivo”. Figuriamoci quindi, se c’è il problema di questo nuovo vaccino che è strutturalmente il più leggero nella storia della vaccinologia. Inoltre, vaccinarsi in età giovane è molto più redditizio”;

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Cosa intende dire?
Nei bambini il vaccino funziona molto meglio. A causa dell’immunosenescenza, un ottantenne risponde quello che può, perché il suo sistema immunitario è invecchiato. Nei giovani la risposta è molto efficace e nel loro organismo resterà una memoria immunitaria che farà in modo che da grande la protezione sia maggiore di quella che abbiamo oggi con un ottantenne. Il vaccino ai più piccoli è quindi un investimento per l’individuo”.