
A Glascow circola la prima bozza del documento politico finale di CoP26, diffuso dal presidente Alok Sharma. Contiene tutti i punti principali di cui si è già dibattuto ed altri di cui si dibatterà, come giusta transizione, partecipazione dei giovani, implementazione dell’accordo di Parigi, migrazioni, transfer di tecnologia, finanza e adattamento. Inoltre cita l’importanza del multilateralismo e della cooperazione internazionale, e dell’urgenza di “un’azione per mantenere vivo l’obiettivo di 1,5 °C”. Nell’elenco non sono citati i combustibili fossili, facendo scattare la rabbia dei Paesi più vulnerabili e di quelli più ambiziosi.
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Il contenuto del documento
La bozza contiene “l’importanza di rispondere alla scienza e fare riferimento ai risultati dell’IPCC”; cita l’obiettivo Net Zero, ovvero l’economia a emissioni zero entro il 2050. Chiede di “aumentare urgentemente i flussi finanziari ai livelli necessari per sostenere. Paesi in via di sviluppo” ed esprime “profonda preoccupazione” che l’obiettivo del fondo per il clima da 100 miliardi di dollari annui non sia ancora stato raggiunto. Carbone, gas e petrolio non figurano esplicitamente, così come i combustibili fossili.
La posizione dell’Arabia Saudita
I negoziati stanno proseguendo, ma tutti si chiedono dell’Arabia Saudita, che sarebbe intervenuta per far eliminare dalla dichiarazione finale ogni riferimento ai combustibili fossili. Greenpeace, in un comunicato, ha denunciato “l’ostruzionismo di chi porta avanti interessi legati ai combustibili fossili”. Jennifer Morgan, direttrice esecutiva di Greenpeace International ha affermato: “È molto preoccupante che la prima bozza dell’accordo di Glascow sia già così debole”.
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Gli attivisti criticano anche Barack Obama: “Avevi promesso 100 miliardi”
Nella giornata di ieri è arrivato Barack Obama, uno dei personaggi più attesi della CoP26. Nel suo intervento l’ex presidente Usa ha dato la colpa all’amministrazione Trump dei mancati progressi in tema di cambiamenti climatici, accusandola di “quattro anni di ostilità nei confronti della scienza del clima” e di aver promosso il “negazionismo climatico”. “Negli Stati Uniti, alcuni dei nostri progressi sulla lotta al cambiamento climatico si sono fermati quando il mio successore ha deciso di ritirarsi unilateralmente dall’Accordo di Parigi nel suo primo anno di mandato. Non sono stato molto contento di questo”, ha affermato Obama.
Ma la risposta è prontamente arrivata dall’attività Vanessa Nakate, che su Twitter ha postato un video di 12 anni fa in cui l’allora presidente, alla CoP15 assicurava politiche per combattere il cambiamento climatico: “Quando avevo 13 anni, nel 2009, avevi promesso 100 miliardi di dollari per finanziare la lotta al cambiamento climatico. Gli Stati Uniti hanno tradito le loro promesse, questo costerà perdite di vite umane in Africa. Il Paese più ricco della Terra non contribuisce abbastanza ai fondi salvavita. Tu vuoi incontrare i giovani della CoP26. Noi vogliamo i fatti”, ha scritto l’amica di Greta Thunberg.
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Barack Obama: “Intercettare chi non è ancora convinto”
Barack Obama dal canto suo, durante il suo discorso, ha parlato di Greta: “Due anni fa Greta Thunberg ha ispirato migliaia di giovani. Ora il mondo è pieno di Greta. Le proteste sono necessarie, dobbiamo persuadere quelli che non sono d’accordo o che sono indifferenti”. E agli attivisti ha chiesto di “rimanere arrabbiati, canalizzate questa rabbia, spingete sempre di più, questa è una maratona, non uno sprint. Le proteste sono necessarie, le campagne con gli hashtag possono far crescere la coscienza, ma per costruire coalizioni più ampie”, si deve intercettare anche chi “non è ancora convinto. E per persuadere queste persone non si può solo urlare o twittare contro, o creare problemi bloccando il traffico, dobbiamo ascoltare le obiezioni e la riluttanza della gente comune, comprendere la loro realtà e lavorare con loro in modo che azioni serie sul clima non abbiano un impatto negativo su di loro”.