Fine smart working, Garavini (Italia Viva) a iNews24: “No a preconcetti che impediscono l’evoluzione del lavoro”

La senatrice di Italia Viva, Laura Garavini, pur comprendendo l’esigenza di un ritorno alla normalità, si augura che l’esperienza dello smart working non si esaurisca con la fine dell’emergenza: “Spero possa diventare uno strumento di modernizzazione del lavoro utile e utilizzabile”. Sui possibili rischi sanitari dovuti al ritorno in presenza negli uffici, l’esponente renziana rivendica l’estensione del Green pass e auspica un incremento della campagna vaccinale.

Laura Garavini, senatrice Italia Viva - Foto Facebook
Laura Garavini, senatrice Italia Viva – Foto Facebook

Il Decreto firmato ieri da Draghi prevede a partire dal 15 ottobre il ritorno in ufficio per i dipendenti pubblici. Questo ritorno in presenza è stato anche  uno dei cavalli battaglia del ministro della PA, Renato Brunetta, che ha parlato di una “nuova normalità”. Lei condivide questa misura?

“Non nascondo che mi sarei augurata che lo sviluppo avuto nell’utilizzo dello smart working durante il Covid trovasse una maggiore applicazione anche un volta terminata la fase emergenziale. Detto questo, capisco anche che sia certamente utile tornare il più possibile alla normalità, e quindi prevedere anche la ripresa del lavoro in presenza”

Brunetta solo poche settimane fa aveva detto che quello che c’era stato in questi mesi non era smart working, ma “lavoro a domicilio all’italiana”

“Indubbiamente si è trattato di un passaggio repentino da quello che era il lavoro in presenza allo smart working, e questo ha fatto sì che non si sia riusciti evidentemente a creare condizioni favorevoli affinché venisse adottato nel modo migliore, anche a causa di alcune degenerazioni nel suo uso, soprattutto per certi gruppi professionali. Io però continuo ad augurarmi che lo smart working possa diventare invece una modalità di lavoro utile ed utilizzabile, e che possa anche essere uno strumento di modernizzazione del mondo del lavoro”

 Quali sono stati i problemi maggiori in questi mesi?

“Purtroppo tutto è stato penalizzato dal fatto che questa misura è stata introdotta in modo radicale, dalla sera alla mattina. Tanti per esempio non avevano una struttura adatta ad esplicare il lavoro da casa, oppure non avevano gli strumenti idonei, o una connessione sufficientemente attrezzata per garantire al meglio l’espletazione del lavoro. Oppure semplicemente non erano attrezzati rispetto al fatto che, non solo il lavoratore, ma tutto il nucleo familiare si sia dovuto organizzare per poter esercitare contemporaneamente la scuola in dad e lo smart working da casa. Tutti questi fattori messi insieme hanno fatto sì che non si siano potuti cogliere quegli aspetti positivi che, invece, un potenziale smart working porterebbe con sé”

I dubbi del ministro Brunetta sullo smart working

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Renato Brunetta e Mario Draghi (Facebook)

Non sarà che, forse, il ministro Brunetta è contrario a priori allo smart working?

“Questo è esattamente ciò che mi auguro non avvenga, ovvero che si impedisca l’adozione dello smart working alla luce di preconcetti che rischiano di prevalere e di pregiudicare un’evoluzione più proficua del lavoro, esercitato con modalità più idonee, moderne e flessibili”

Oltre a quello lavorativo c’è anche un altro aspetto da dover prendere in considerazione, quello sanitario. Partiamo da un dato: sono ancora 320.000 i dipendenti pubblici non vaccinati, circa il 10% del totale. Questo può essere un problema?

“Sicuramente, tant’è che noi di Italia Viva sosteniamo convintamente l’obbligo del Green pass proprio per indurre e, per certi versi costringere, anche i lavoratori a vaccinarsi”

Nonostante Brunetta abbia detto che il ritorno a lavoro dovrà essere «coerente con la sostenibilità del sistema dei trasporti», e dunque sarà consentita una più ampia flessibilità degli orari di ingresso e di uscita, il ritorno in presenza non comporta anche un rischio assembramenti?

“Sì è vero, infatti anche quella dei trasporti è una questione molto importante e proprio per questo è fondamentale che ci sia un ricorso massiccio alla vaccinazione, perché nella misura in cui ci si vaccina, il rischio di contagiarsi su un mezzo pubblico si riduce consistentemente, e dato che è molto complicato consentire un aumento del numero delle tratte idoneo a poter garantire il distanziamento, quello dell’immunizzazione rimane uno strumento decisivo”

Il ministro ha anche detto che il ritorno in ufficio dei dipendenti pubblici farà ripartire i consumi nelle città. 

“È indubbio che l’esercizio del lavoro da casa abbia modificato radicalmente anche la geografia sociale di tutta una serie di quartieri. Il fatto stesso che le persone abbiano potuto lavorare da casa ha provocato uno spopolamento degli uffici e delle zone dove erano situati, penalizzando quindi interi centri urbani; così come è vero che il ritorno a lavoro in presenza determinerà una ripresa dei consumi, di bar, ristoranti ed esercizi commerciali. Ciò non di meno reputo che l‘ipotesi di uno smart working, anche in forma più flessibile, e più in generale di un ripensamento degli orari di lavoro, sia più consono allo sviluppo e alla crescita del Paese del domani