
L’obbligo vaccinale mette in crisi la Lega di lotta e di governo, le due anime del Carroccio faticano a restare unite dopo l’annuncio in conferenza stampa del presidente del Consiglio, Mario Draghi.
«Siamo contrari all’obbligo ma restiamo al governo» la sintesi di questo dualismo emerge dalle prime reazioni del segretario Matteo Salvini, ma già ieri pomeriggio il capogruppo Riccardo Molinari si è affrettato a chiedere al ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Inca che sulla conversione in legge del decreto-green pass non venga messa la fiducia alla Camera.
Un voto del genere metterebbe in crisi i leghisti, che non vogliono rompere col governo ma che cercano qualche margine di movimento per venire incontro alle aspettative dei loro elettori -molti dei quali dubbiosi, se non apertamente no vax.
Il voto contro il green pass in commissione Affari sociali
L’incidente in commissione Affari sociali della Camera c’è già stato, quando Claudio Borghi ha fatto votare ai deputati leghisti emendamenti contro l’obbligo di green pass nei luoghi pubblici.
La paura del leader Salvini è che il disegno di una Lega nazionale ceda il passo alle aspirazione dei singoli parlamentari o presidenti di Regione, tornando a essere un movimento espressione di territori ben definiti.
D’altronde, c’erano posizioni difficilmente ricongiungibili tra gli aderenti al partito seccessionista delle origini e i nuovi arrivati al seguito del segretario già prima dell’ipotesi di rendere obbligatorio il vaccino. Basti pensare a quanto sia diversa l’opinione c’è nella Lega su un tema come quello del Reddito di Cittadinanza: malvisto al Nord e difeso al Sud.
Il sorpasso di Fratelli d’Italia nei sondaggi
In questo scenario si è aggiunto il soprasso di Fratelli d’Italia sulla Lega riscontrato da molti sondaggisti. Se da una parte c’è la posizione esplicitamente no green pass di Borghi, dall’altra parte dell’universo leghista c’è il governismo di Giancarlo Giorgetti più incline ad assecondare gli indirizzi di Palazzo Chigi.
Fiducia sul green pass alla Camera
In questo scenario, l’ipotesi che il governo ponga la questione di fiducia potrebbe essere benzina sul fuoco per quei leghisti che pensano che si stia snaturando il progetto politico del partito. Se, invece, Draghi decidesse di non ricorrere alla fiducia, il segretario verde potrebbe tirare un sospiro di sollievo alla vigilia delle elezioni amministrative da cui potrebbe uscire ridimensionato a favore di Giorgia Meloni.
Le proposte della Lega contro l’obbligo vaccinale
Proprio per questo, oggi la Lega ha deciso di mostrarsi compatta e comunicare i cinque punti su cui non intende retrocedere. Sono le proposte del movimento per la campagna di vaccinazione e sul green pass.
Le cinque proposte sono state prese dal Carroccio in videoconferenza, collegati oltre al segretario Salvini anche i presidenti di Regione Fedriga, Fontana, Fugatti, Solinas, Spirlì, Zaia e Tesei.
Punto primo, la promozione della campagna di vaccinazione deve essere portata avanti attraverso l’informazione e la persuasione degli scettici, tenendo salva la libertà individuale di vaccinarsi o meno ed evitando l’obbligo generalizzato.
Secondo punto, il green pass va utilizzato solo per le aperture in sicurezza di grandi eventi come concerti ed eventi sportivi.
Terzo punto, prevedere tamponi gratuiti per far ottenere il green pass anche a quelle categorie che non possono (o non vogliono) vaccinarsi.
Quarto punto, accettare anche i tamponi salivari molecolari per l’ottenimento del green pass.
Quinto punto, estendere le cure con anticorpi monoclonali facendo riscorso alla prescrizione del medico di famiglia.
Basteranno cinque punti di sutura a tenere unita una Lega sempre più lacerata?