
Onorevole, in questi ultimi giorni Salvini è tornato ad attaccare l’operato della ministra Lamorgese, significa che la tregua estiva è già finita?
“No, vuol dire semplicemente che, purtroppo, i problemi si stanno aggravando ulteriormente. È evidente che prendersela con un ministro del governo, in particolare con quello dell’Interno, non sia un gioco, ma in questo caso si tratta di alzare l’allerta rispetto a delle questioni urgenti che evidentemente vengono sottovalutate, oppure che non vengono affrontate nel modo in cui meriterebbero. E il caso dell’immigrazione purtroppo è proprio uno di quelli”
Il problema però è che dall’altra parte, e mi riferisco all’opposizione, Fdi vi sfida a votare una mozione di sfiducia nei confronti di un ministro che fa parte del vostro stesso governo…
“Il gioco di Fdi è quello di chi fa opposizione e quindi vuole far cadere il governo, cosa che noi ovviamente non condividiamo, proprio perché siamo entrati in questo esecutivo con un obiettivo molto chiaro, ovvero quello di dare agli italiani la certezza di uscire dalla pandemia, affrontare il problema economico e poi tornare al voto il prima possibile per dare un governo che sia finalmente espressione del voto popolare. È indubbio che pensare in questa fase di poter staccare la spina al governo e tornare alle elezioni è semplicemente una provocazione, perché c’è il semestre bianco e in questo periodo non si possono sciogliere le Camere fino all’elezione del presidente della Repubblica”
La mozione di sfiducia nei confronti della Lamorgese

Forse però Fdi sta anche cercando di mettervi un po’ in difficolta, tentando di sottolineare alcune contraddizioni nel vostro stare al governo rispetto agli attacchi sull’immigrazione?
“Questa è una chiave di lettura che non è neanche poi così tanto maliziosa, perché è abbastanza palese che ci sia un pressing nei nostri confronti da parte di Fdi. Noi cerchiamo di convincere la parte del governo che ha si è assunta l’onere di gestire il ministero dell’Interno a prendersi la propria responsabilità e a fornire delle risposte al Paese. Non si tratta di giocare, ma di avere consapevolezza del fatto che siamo in una fase nella quale occorre avere senso dello Stato e responsabilità. Quello che va fatto quindi non è polarizzare le posizioni, perché ci sarà sempre chi difenderà la Lamorgese a prescindere dai fatti, anche solo perché viene attaccata. Se Fdi vuole davvero dare una risposta e uno sbocco alla crisi di operatività del ministero dell’Interno, credo allora che l’azione andrebbe congeniata un po’ di più nell’ambito del centrodestra, senza prendere iniziative estemporanee ed appariscenti”
È un po’ quello che ha detto anche ieri il capogruppo alla Camera Maurizio Molinari, ovvero che presentando una mozione di sfiducia con tempistiche inopportune si rischierebbe di rafforzare il ministro Lamorgese.
“Ma certo, d’altronde l’abbiamo già visto anche con Bonafede; se si presenta una mozione di sfiducia bisogna anche avere i numeri per farla passare, altrimenti è uno strumento che depotenzia chi la presenta e rafforza la posizione di chi è criticato. Badando bene che il merito della critica non è mai verso la persona fisica, ma vuole dare delle risposte concrete ai problemi che esistono e affliggono il Paese. In questo modo invece, con la mozione di sfiducia, si rischia di polarizzare il tutto in uno scontro personale che non porterebbe a nulla. Detto questo, anche da parte della Lamorgese dovrebbe esserci una presa di coscienza degli errori commessi e magari dovrebbe ammettere alcune gestioni a dir poco superficiali, se non paradossali”
Le responsabilità del Viminale

Per esempio?
“Penso al rave party di qualche giorno fa, di cui tutti abbiamo ancora ben memoria. Abbiamo avuto per mesi le forze dell’ordine chiamate a fare controlli e a sanzionare i cittadini che non mettevano la mascherina o che entravano nei ristoranti e poi dall’altra parte abbiamo avuto 5 giorni di anarchia totale che hanno mostrato l’esempio di uno Stato che non è nemmeno capace di farsi rispettare da un gruppo di tossici e sbandati”
Al Viminale però nel ruolo di sottosegretario c’è anche un vostro uomo, Nicola Molteni, un fedelissimo di Salvini…
“Proprio qui la volevo, perché anche da questo punto di vista c’è una situazione a dir poco paradossale. La Lamorgese ha sì attribuito le deleghe a Molteni, Scalfarotto, e Sibilia, ma nel testo di attribuzione, all’articolo 7 si specifica che ‘restano in ogni caso riservate al ministro le decisioni in materia di atti normativi e l’adozione di relativi atti di indirizzo interpretativo ed applicativo, la definizione di obiettivi, priorità, programmi e direttive generali per l’azione amministrativa’, così come ‘la gestione, l’individuazione delle risorse umane materiali ed economiche finanziarie da destinare alle diverse finalità, le nomine, le designazioni, gli atti e i provvedimenti amministrativi connessi alle direttive di carattere generale strategico’… devo andare avanti?
Cosa intende dire?
“Che il ministro Lamorgese ha dato ai sottosegretari solo la targhetta da mettere sulla porta e poi si è tenuta in capo tutte le funzioni operative. Al ministero dell’Interno è in corso un cortocircuito organizzativo strutturale, perché tutto deve passare per il ministro. Il problema è che alla fine le cose arrivano alla sua scrivania e lì si intoppano, proprio a causa della sua incapacità decisionale. Con Salvini al Viminale invece era esattamente il contrario. Lui rispettava le deleghe, l’autonomia e la responsabilità dei sottosegretari, il tutto sempre nell’ottica di risolvere i problemi in modo funzionale. Oggi invece, tutto il pacchetto sicurezza relativo all’immigrazione, e quindi anche la polizia di frontiera e l’asilo, è di competenza del ministro ei risultati, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti”