Afghanistan, i talebani riconquistano Kabul: come è fallita una guerra lunga vent’anni

I talebani riconquistano la capitale senza esplodere nemmeno un colpo a causa di corruzione nell'esercito e programmi fallimentari di emancipazione del paese mediorientale

Giornalista ucciso AfghanistanVenti anni di missioni di pace e l’addestramento dell’esercito nazionale da parte delle truppe Nato non riescono a evitare che l’Afghanistan torni nelle mani dei talebani.

La guerra portata avanti dalla coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti a partire dal 2001, dopo gli attentati alle Torri Gemelle, ha spodestato le milizie estremiste islamiche.

Oggi però le truppe fedeli alla Shari’a entrano nella capitale Kabul da tutte le direzioni dopo aver portato avanti una guerra lampo cominciata all’indomani del ritiro delle truppe statunitensi dal paese. Sono già al palazzo di governo per il passaggio di consegne con l’attuale presidente Ashraf Ghani.

La caduta del governo Ghani

Il governo guidato da Ghani ha provato a resistere all’offensiva stipulando accordi con signori della guerra locali che sono stati travolti dall’avanzata dei talebani. Nemmeno i negoziati portati avanti dal Qatar sono riusciti a fermare il ritorno degli islamisti.

La caduta di molte città nelle mani dei talebani ha già portato nei giorni scorsi migliaia di profughi nella capitale Kabul. Molti dei residenti hanno preso d’assalto banche e Atm nel disperato tentativo di ritirare i propri risparmi prima dell’occupazione nemica.

La sconfitta degli Stati Uniti

La tomba degli imperi, l’Afghanistan che ha resistito sia all’occupazione sovietica che a quella americana, dopo vent’anni torna al medioevo tecnologico dei mullah.

Una disfatta senza precedenti proprio perché nell’ultimo ventennio gli Stati Uniti e la Nato hanno impiegato nel paese mediorientale risorse pari a quattro guerre mondiali: 130 mila soldati provenienti da 51 contingenti e centinaia di Ong non sono bastati a rinforzare le istituzioni e la società civile di fronte alla destrutturazione dell’esercito islamista.

Esercito corrotto e sfibrato dalle diserzioni

Le truppe addestrate dalle Nazioni Unite non hanno opposto resistenza all’avanzata talebana perché la corruzione imperante nel paese le ha sfibrate ben prima della riorganizzazione dei nemici.

A fronte di un esercito nominalmente composto da 350 mila soldati, gli effettivi si sono dimostrati meno di centomila. La causa principale delle diserzioni tra gli uomini in divisa è la sistematica sottrazione di paghe e stipendi da parte dei superiori. Aviazione e sistemi avanzati di controffensiva erano poi in mano ai contractor stranieri, che hanno lasciato il paese assieme alle truppe americane.

Il fallimento della cooperazione internazionale

A tutto questo va sommata l’incapacità della maggior parte delle Ong di strutturare progetti coerenti e interconnessi per istruire la popolazione e portare avanti programmi di scolarizzazione di massa.

I miliardi arrivati nel paese per questi scopi hanno alimentato la corruzione, con ingenti sprechi di risorse. Gli occidentali hanno portato avanti una colonizzazione culturale imposta dall’alto, provando a far emancipare le donne e imponendo il divieto di indossare il burqa.

Azioni che hanno scatenato la reazione di un popolo profondamente retrogrado e tradizionalista. Reazione resa ancora più dura dall’apertura di locali dove alcol e prostituzione erano diventati alla portata di tutti.

La guerra in Iraq

Altre cause della debacle internazionale vanno ricercate in quelle stesse scelte che hanno portato al sorgere dell’Isis: l’Afghanistan è stato lasciato solo pochi anni dopo la deposizione dei talebani e le truppe americane hanno combattuto una lunga e sfibrante doppia guerra in Iraq a partire dal 2003.

Così i talebani hanno avuto tutto il tempo di riorganizzarsi e dopo vent’anni sono tornati a Kabul per restaurare il proprio governo islamico.