
Professore, l’Aifa ha ufficialmente autorizzato la 2ª dose con Pfizer o Moderna agli under 60 che hanno ricevuto la 1ª dose con il vaccino AstraZeneca. In Germania il mix di vaccini avviene già da due mesi ed è stato già utilizzato anche da Francia e Spagna. Ci sono stati finora dei casi di eventi avversi con questa combinazione di vaccini?
“Sono eventi avversi molto limitati, non c’è nulla di nuovo rispetto ad aspetti già descritti come febbre, dolori, sindromi influenzali e cosi via. Nulla di particolarmente preoccupante”
Sempre in riferimento alla vaccinazione eterologa, ci sono studi che sembrerebbero dimostrare addirittura una copertura maggiore rispetto all’utilizzo di un unico vaccino.
“Gli studi sono troppo limitati e al momento non dicono nulla. Mi creda, con questa prevalenza ancora non si può davvero dire niente”
Il caso AstraZeneca e la decisione di Aifa

Dai dati a nostra disposizione però sappiamo che, le reazioni avverse gravi dovute ad AstraZeneca, seppur rarissime, hanno riguardato tutte la prima inoculazione. Per quale motivo allora chi ha già ricevuto la prima dose e non ha riscontrato alcun problema, non può ripetere il richiamo con il vaccino di Oxford?
“Infatti non c’è una spiegazione logica, si tratta unicamente di una decisione di carattere politico. Viene da se che quindi non si può dare una risposta scientifica in questo senso”
Dopo quanto tempo dall’inoculazione del vaccino ci si può considerare al riparo dal rischio di una possibile trombosi piastrinopeica?
“Più o meno tra i dieci e i quindici giorni”
Passando invece ai vaccini Mrna, quindi Pfizer e Moderna, ci sono alcuni studi che vedrebbero questi vaccini legati alcuni rari casi di miocardite, seppur senza esito fatale e con guarigioni nel giro di pochi giorni. Ci conferma questa correlazione o è ancora tutto da dimostrare?
“Immagino si riferisca ai casi registrati in Israele… Lì hanno identificato circa 250 casi di miocardite che si sono tutte risolte e sono guarite con l’aiuto di farmaci antinfiammatori, nulla di grave”
L’utilizzo limitato del vaccino di AstraZeneca secondo lei comporterà un ritardo nel piano vaccinale e nella corsa verso l’immunità di gregge?
“Questo dipenderà essenzialmente dalla quantità degli altri vaccini a disposizione. Siamo in una fase di transizione che è ancora molto delicata. Anche i dati dell’Inghilterra vanno visti con molta attenzione, perché per la prima volta ci troviamo di fonte ad una variante, quella Delta, che infetta in maniera importante anche i vaccinati con la prima dose”
La variante Delta e l’importanza del tracciamento

E i vaccini a disposizione che effetto hanno sulla variante Delta?
“Pare che la protezione del vaccino nei confronti di questa variante sia appena del 30%”
In Inghilterra questa variante ha ormai preso il sopravvento sul ceppo precedente, e anche in Germania Francia e Spagna ha una presenza stimata con percentuali che variano dal 5 al 10%. In Italia invece siamo ancora ad una percentuale bassa; crede sia collegato allo scarso lavoro di sequenziamento del virus che si sta eseguendo?
“Certo, noi non vediamo, quindi non possiamo sapere cosa sta succedendo”
Sta dicendo che non troviamo la variante delta, sostanzialmente perché non la stiamo cercando adeguatamente?
“In Italia non esiste ancora un vero e proprio programma di sequenziamento. Ogni regione fa da sé, senza un supporto informatico centralizzato e praticamente siamo in una fase ancora tutta da definire”
Qualora la variante Delta dovesse prendere piede anche in Italia, il mancato sequenziamento e tracciamento del virus non rischia di essere una leggerezza che forse non possiamo permetterci?
“Questo non lo deve dire a me, anche perché ho sempre detto che la vaccinazione da sola non poteva bastare. Da qualche mese a questa parte invece, parallelamente ai casi, abbiamo avuto anche una progressiva diminuzione di tutte le attività di tracciamento, laddove invece sarebbero dovute aumentare, proprio perché hanno dimostrato di avere una maggiore efficacia”