Abbiamo sentito parlare in questi giorni di una nuova imbarcazione, la ResQ, che sarebbe prossima a salpare verso il Mediterraneo centrale, per effettuare delle operazioni di monitoraggio e soccorso marittimo. Qual è il motivo che vi spinge a mettere in mare una nuova nave umanitaria?
“Partiamo da un presupposto: più navi ci sono a salvare vite umane, meglio è. Credetemi, tutti noi che lavoriamo, facendo soccorso nel Mediterraneo centrale, vorremmo poter fare tutt’altro nella nostra vita. Vorremmo ci fosse una missione di soccorso europeo, e che fossero gli Stati membri dell’Unione ad occuparsi delle persone che annegano nel tentativo di attraversare le frontiere dell’Europa. Purtroppo però, come sappiamo bene, dalla fine dell’operazione Mare Nostrum in poi, non c’è più stata nessuna missione europea; da qui nasce la necessità di colmare questo terribile vuoto. Solo quest’ anno ci sono già stati almeno 600 morti in mare, eccolo spiegato il motivo per cui c’è bisogno di una nuova nave che va ad aggiungersi alla flotta della società civile che opera nel Mediterraneo”
Quando sarete pronti per la prima missione?
“Confidiamo di essere in mare già da questa estate, speriamo a breve”
Salvini e Meloni non saranno felici di questa nuova nave italiana.
“Pazienza! Già sappiamo che qualcuno ci insulterà, altri ci calunnieranno, ma non ci interessa minimamente perché il nostro obiettivo è, e resta unicamente, quello di salvare vite umane. A volte penso che quando tra vent’anni ripenseremo a questo periodo, faremo davvero molta fatica a fare i conti noi stessi, soprattutto quando ci ricorderemo di quanto abbiamo dovuto lottare per affermare il principio fondamentale che le vite umane vanno salvate ad ogni costo”
L’incontro tra le ong e la ministra Lamorgese

Pochi giorni fa la ministra degli Interni, Luciana Lamorgese, ha ricevuto al Viminale i rappresentanti delle organizzazioni non governative impegnate nel soccorso in mare, tra cui anche ResQ. Che sensazioni avete dopo questo incontro?
“Si è trattato di un incontro interlocutorio in cui abbiamo ribadito la necessità che sia l’Europa a prendersi carico di organizzare e gestire una missione di soccorso marittimo; abbiamo anche denunciato il tentativo ripetuto da parte delle autorità di bloccare le navi umanitarie e chiesto di interrompere la collaborazione con la cosiddetta guardia costiera libica”
Verranno ascoltate le vostre richieste?
“Speriamo che questo accada, anche perché queste non sono istanze che vengono portate avanti solo dalle ong, ma anche dall’Onu, dal Papa e da tutte le organizzazioni che nel mondo si occupano di diritti umani. Tutti sappiamo quello che succede in Libia, quanto terribili e drammatiche siano le condizioni dei migranti rinchiusi nei lager e quanto alto sia il rischio che queste persone corrono, cercando di fuggire attraverso il mare. Solo pochi giorni fa è uscito un rapporto dell’Alto commissariato delle Nazioni unite sui rischi e sull’abbandono dei migranti nella traversata della rotta centrale del Mediterraneo; il report chiama direttamente in causa l’Europa e si intitola: “Disprezzo letale”. Credo che già solo il nome dica abbastanza”
Proprio in riferimento all’ostacolare le navi di soccorso, vi siete spesso lamentati anche con la ministra Lamorgese, soprattutto per l’utilizzo del fermo amministrativo come strumento per bloccare le ong e impedirgli di riprendere il mare, cosa è cambiato rispetto a prima?
“In effetti una vera discontinuità su questo punto, ancora non si è vista. È vero che non si danno più i divieti di ingresso alle navi, e che è diminuito il tempo di attesa per l’assegnazione del porto sicuro da parte delle autorità, ma non potrà mai esserci una reale discontinuità, fintanto che le navi da soccorso continueranno ad essere ostacolate e le persone continueranno ad essere respinte e riportate in Libia”