“Con le riaperture assisteremo a un aumento dei contagi ma a nostro favore avremo la quantità dei vaccinati, se verranno effettuati con velocità”. Fabrizio Pregliasco, virologo e docente dell’Università di Milano, commenta l’ipotesi del sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, di poter tornare gradualmente verso la normalità, una volta che metà della popolazione italiana sarà vaccinata con la prima dose.
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Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri ha avanzato l’ipotesi di togliere la mascherina all’aperto e di spostare il coprifuoco alle 23-24, dopo tre settimane da quando si saranno raggiunti i trenta milioni di persone vaccinate con la prima dose. Si tratta di un’ipotesi e prima della decisione, verrà considerato anche l’andamento epidemico. Secondo lei è ancora un rischio?
“Mi sembra una cosa ragionevole e di buonsenso rispetto alla situazione. Dobbiamo scongiurare l’effetto di due situazioni contrastanti e che devono in qualche modo combinarsi. Potrebbe esserci una prima fase in cui aumenteranno i contatti, quindi anche le infezioni, oltretutto con le varianti e tra i giovani. L’elemento che gioca a nostro favore è però la quantità dei vaccinati, soprattutto delle fasce più deboli, che dovrebbe ridurre l’effetto delle ospedalizzazioni e delle morti. Quindi da un lato ci sarà un’onda di risalita che dipenderà da noi, da quanto saremo irresponsabili, e dall’altro la velocità con cui effettueremo i vaccini. Il numero di cui parla Sileri, ovvero trenta milioni di vaccinati, equivalgono alla metà della nostra popolazione. Ed è ciò che ha permesso al Regno Unito e a Israele di riaprire. Coprendo con i vaccini circa la metà della popolazione quindi, avremo un leggero aumento dei casi, ma non un appesantimento del servizio sanitario nazionale”;
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Confcommercio Emilia Romagna chiede di “adeguare alla mutata situazione, i criteri per definire i passaggi nelle varie fasce di colori”. È possibile?
“Calcolato come facciamo adesso, l’Rt aumenterà per le aperture. Nell’ottica delle riaperture, dovremo analizzare la tendenza all’eventuale peggioramento dei casi gravi. L’Rt è molto sensibile e mette in evidenza l’incremento dei nuovi casi. Anche in Lombardia siamo vicini all’1% e basta un niente per andare oltre. Ma se ricalcoliamo la quota dei casi gravi alla luce dei tanti soggetti protetti e quindi non suscettibili, l’Rt calcolato sui casi ospedalizzati si muove meno e rimane più basso. Volendo riaprire, è chiaro che dobbiamo pagare un prezzo in termini di incremento dei contagi, che speriamo non siano pesanti”;

Parliamo ora del caso della ventitreenne tirocinante in psicologia a cui sono state somministrate sei dosi di vaccino Pfizer. Ora è in osservazione e sono in corso accertamenti. In base alla sua esperienza, cosa potrebbe accadere?
“Non gliel’hanno diluito e le hanno dato una fiala completa. Ma non credo che ci saranno grossi problemi. Al limite ci saranno eventi avversi leggermente più pronunciati, ma non vedo altro problemi. Nella fase I della sperimentazione clinica hanno usato dosaggi anche superiori a quelli nella norma definita. Non ci vedo grosse complicazioni, ma è ovvio che ci sono accertamenti in corso”;
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In Europa si torna verso la normalità. Quando potrà accadere in Italia?
“Il Regno Unito ha cominciato la campagna vaccinale uno o due mesi prima di noi, quindi adesso è più avanti e se lo può permettere. Per quanto ci riguarda, dipende dalla velocità con cui andremo noi avanti con le somministrazioni. Se tutto va bene, a giugno potremo pensare di non indossare la mascherina all’aperto. Poi settembre o ottobre al chiuso”.