
In questi giorni sta tenendo banco la polemica per il tentativo di censura, da parte di alcuni vertici Rai, nei confronti di Fedez, in occasione del suo intervento sul palco del Primo Maggio. Qual è la sua opinione sulla vicenda?
“Penso una cosa molto semplice, ovvero che la censura sia il sintomo più evidente della mediocrità intellettuale, professionale, morale e politica. Una malattia dalla quale la Rai è affetta ormai da tempo immemore, tant’è che ascoltando la telefonata pubblicata da Fedez, nel balbettio del funzionario (Massimo Bonelli—ndr)e della vice direttrice di Rai 3, Ilaria Capitani, non poteva non tornarmi alla memoria lo stesso balbettio di Mauro Masi quando, allora direttore di rete, fece quella chiamata in diretta a Santoro per dissociarsi dall’impostazione della puntata (Annozero, 27 gennaio 2011-ndr, ). Quello che posso notare è che, non solo in Rai non è cambiato niente, ma addirittura ormai la mediocrità dei suoi funzionari, e spesso anche dei suoi giornalisti, emerge anche con un maldestro e goffo tentativo di censura”
Il tentativo di censura e le responsabilità dei partiti

Cosa ne pensa della polemica politica che ne è seguita?
“I lamenti della politica li trovo a dir poco ipocriti, perché se oggi la Rai è così, è proprio grazie a loro, a partiti che fondamentalmente non sanno più che cazzo dire e che sono la conferma di quanto l’obbedienza e la mediocrità siano diventati importanti per gestire tutto quel baraccone”
Quindi hanno tutti delle responsabilità, nessuno escluso?
“Tutti, assolutamente, e forse anche più di prima. Fino a qualche anno fa almeno i partiti cercavano ancora di portare avanti uno straccio di idea, oggi nemmeno quello. E tutto ciò si riflette su questo sciagurato organo di informazione di cui, loro, hanno il totale controllo. Ho sempre pensato, e credo di averlo dimostrato negli anni con il mio lavoro, che la peggiore censura possibile sia proprio l’autocensura. Ecco, Santoro all’epoca di quella chiamata decise di non autocensurarsi, così come ho sempre fatto io ed esattamente come ha fatto Fedez”
Al di là del tentativo di censura, Fedez è stato anche oggetto di alcuni attacchi volti a delegittimare il suo intervento in favore della legge Zan, attacchi che riconducevano il suo discorso ad una mera operazione di marketing…
“Per spiegarmi voglio citare un esempio che mi ha riguardato direttamente: tempo fa “Il Giornale” mi dedicò una prima pagina, sostenendo che ero milionario, che possedevo un attico con vista sul Colosseo, che ero a capo di un piccolo impero editoriale e che, se non ricordo male, avevo anche una villa a Capalbio…”
Però…complimenti!
“Se almeno mi avessero dato anche l’indirizzo… magari sarei potuto andarci anche io. Ovviamente non era vero e si trattava di una serie di balle, ma ciò che intendo dire è che il contenuto di un messaggio, non può essere valutato a seconda della popolarità o della ricchezza di chi lo dice. Quanti politici oggi sono popolari come Fedez, specialmente in questo periodo storico, in cui la politica è schiacciata solo ed esclusivamente sulla visibilità del leader? Bene, vogliamo fare i conti in tasca ai vari Grillo, Salvini, Berlusconi, o a Draghi, l’ultimo salvatore della patria? Come funziona, per avere credibilità bisogna per forza essere sconosciuti e poveri? Perché in realtà, se c’è una categoria che in questo Paese non ha voce, purtroppo, è proprio quella dei poveri e degli sconosciuti”
Fedez e il sostegno al ddl Zan

E Fedez, con il suo discorso, ha dato voce anche a loro?
“Non so se abbia dato voce a loro, l’ha data a se stesso, dicendo cose che tra l’altro condivido pienamente, quindi non capisco quale sia la contraddizione se Fedez allo stesso tempo sia anche ricco e famoso. D’altronde, se non lo fosse stato, probabilmente non sarebbe nemmeno mai salito su quel palco”
Sarà forse anche perché, negli ultimi anni, gli artisti che su “quel palco” hanno detto qualcosa di diverso sono sempre meno?
“Assolutamente sì. Proprio per questo apprezzo ancora di più il gesto di Fedez. Oltre alla mediocrità, intorno a noi c’è un deserto artistico e culturale, dovuto al fatto che ormai nessuno vuole più compromettersi. Dov’è finita l’intellettualità, il cinema di denuncia sociale di Risi e Volontè? Oggi non ci stiamo nemmeno accorgendo di quanto questo conformismo culturale uccida ogni forma di capacità critica e di libertà”
Tornando al ddl Zan, la Lega ha annunciato che presenterà un suo disegno di legge, alternativo a quello già in discussione.
“Sempre a proposito di mediocrità…”
Perché secondo lei approvare un disegno di legge contro l’omotransfobia è un’esigenza importante?
“Perché i diritti sono sempre, in qualsiasi momento, un’esigenza importante. Sono tali proprio perché sono di tutti e vanno affermati per tutti. Non esiste una scala di priorità tra i diritti, semplicemente si conquistano e vanno sempre difesi”