
La nave umanitaria Open Arms, dell’omonima ong catalana Proactiva Open Arms, salpata il 14 marzo da Barcellona e ripartita nuovamente il 25 marzo dal porto di Siracusa, dopo alcuni giorni nei quali era stata costretta a fermarsi a causa del maltempo, è ancora in attesa di un POS (Place of Safety) per i 219 naufraghi salvati in tre distinte operazioni di salvataggio.
Già sabato l’equipaggio aveva effettuato un primo soccorso di 38 persone, tra cui 14 bambini e 7 donne. Ieri altre due operazioni di salvataggio che hanno riguardato due imbarcazioni in difficoltà in zona Sar maltese. La prima a 72 miglia nautiche a sud-est di Lampedusa, poco dopo un altro a 35,5 mn a sud-ovest.
Tra le 219 persone a bordo ci sono anche 56 minori di cui 17 sotto i 10 anni e 13 donne, di cui 2 in stato di gravidanza.
Veronica Alfonsi, coordinatrice di Open Arms Italia e responsabile della comunicazione dell’ong, contattata da iNews24 ha raccontato gli aggiornamenti in merito alle condizioni di salute dei naufraghi e sullo stato di attesa per l’assegnazione del porto sicuro.
Quali sono innanzitutto le condizioni dei naufraghi e dell’equipaggio dopo il doppio intervento di ieri sera?
“Le condizioni sono abbastanza buone, seppur critiche. Ci sono donne incinta, molti bambini piccoli sotto i 10 anni e, come è facile immaginare, il ponte di una nave non è un luogo adatto a passare tutto questo tempo. Abbiamo 219 persone a bordo e non è una situazione per niente semplice”
Ieri si è parlato anche dell’avvistamento di una quarta nave in prossimità delle nostre acque territoriali
“Sì, abbiamo incontrato sulla nostra rotta un’altra imbarcazione di legno molto carica, con circa 90 persone a bordo. Erano molto vicine alle acque italiane, per cui abbiamo distribuito i salvagente e li abbiamo accompagnati finché non è arrivata la Guardia di Finanza e li ha scortati in porto. Abbiamo coordinato l’assistenza per il tempo che serviva”
La richiesta per un porto sicuro

Avete già fatto richiesta per ottenere un porto sicuro?
“Si, abbiamo già chiesto sia a Malta che all’Italia. La Valletta come al solito ha negato l’autorizzazione, siamo ancora in attesa della risposta italiana”
Entro quanto vi spettate una risposta dalle autorità italiane ?
“Ci auguriamo di ricevere presto una risposta, anche perché entrare in porto per l’equipaggio significa anche preparare tutte le operazioni relative allo sbarco e alla quarantena obbligatoria. Ci vuole del tempo per organizzare tutto questo e a bordo abbiamo 53 minori molto piccoli che devono scendere il prima possibile”
Una volta entrati in porto e fatti sbarcare i naufraghi , vi aspettate poi di essere fermati come accaduto ad altre ong (Mediterranea e SeaWatch- ndr)?
“Speriamo di no, anche perché nelle ultime operazioni che finora abbiamo portato a termine, dopo aver fatto la quarantena come prescritto dalle norme anticovid, poi siamo sempre ripartiti. Abbiamo tutte le certificazioni in regola, quindi non dovrebbero esserci problemi. Poi è chiaro che se vogliono fermarci, possono anche trovare tutti i pretesti amministrativi del mondo”
I respingimenti in Libia e le responsabilità europee

L’Oim ieri ha pubblicato il dato dei respingimenti avvenuti nel primo trimestre del 2021, ad oggi sono già 4405 gli uomini le donne e i bambini che sono stati riportati in Libia (in tutto il 2020 sono state 11891). Dopo il rischio di perdere la vita in mare, proprio il ritorno in Libia è forse il pericolo maggiore per queste persone?
“Purtroppo è esattamente così. Solo in questo fine settimana sono state riportate in Libia oltre mille persone, un numero davvero impressionante. Le nostre operazioni di salvataggio, oltre che una funzione di soccorso, comportano a volte anche di assistere in diretta, nostro malgrado, ad operazioni di respingimento. Proprio pochi giorni fa abbiamo visto una nave battente bandiera liberiana trasferire delle persone su una motovedetta libica, il tutto sotto il coordinamento di Malta. Ormai il respingimento per procura è diventato una prassi, questa è la verità”
Continuerete a monitorare la rotta del Mediterraneo centrale fino a quando non saranno i governi europei ad assumersi questa responsabilità?
“Non è tollerabile continuare ad assistere a naufragi, respingimenti e omissioni di soccorso in acque di competenza europea, è qualcosa che va contro ogni principio su cui i nostri stati si fondano. L’Europa deve assumersi questa responsabilità, e deve farlo in fretta”