Covid Italia, Walter Ricciardi che è ancora consigliere del ministro Speranza sulla pandemia, lancia l’allarme: “Serve un lockdown totale”
Il nodo più importante per il nuovo governo Draghi sarà certamente la gestione della pandemia in Italia. E secondo gli esperti la situazione al momento, in attesa del nuovo Dpcm che dovrebbe arrivare dopo il 5 marzo, è preoccupante e richiede misure drastiche oltre che urgenti, compreso un lockdown.
Ad anticiparle è Walter Ricciardi che è ancora consigliere del ministro della Salute., Roberto Speranza, confermato nel suo dicastero. Come ha spiegato all’ANSA, l’attuale strategia di contrasto alla pandemia non funzione e deve essere cambiata. Il rimedio? Un lockdown totale in tutto il Paese, anche se di breve durata, con la chiusura delle scuole e la salvaguardia solo delle attività essenziali.
Secondo Ricciardi “la strategia di convivenza con il virus adottata finora è inefficace e ci condanna alla instabilità, con un numero pesante di morti ogni giorno”. In concreto significa evitare tutte le attività che possano creare assembramenti. Le scuole, certo, anche se molti studi degli ultimi mesi in realtà hanno dimostrato il contrario. Ma anche situazioni ferme da tempo e che attendo la riapertura, come gli impianti di sci.
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Covid Italia, il Cts contrario alla riapertura degli impianti sciistici: ecco perché
L’orientamento di Ricciardi e di tutto il Cts è quello di far slittare a tempo indeterminato il via della stagione invernale che, comunque, sarebbe già a scartamento ridotto. “Non dimentichiamo che la variante inglese è giunta in Europa proprio ‘passando’ dagli impianti di risalita in Svizzera”, ha spiegato il consigliere.
Ovviamente toccherà alla politica e non agli esperti scientifici, mettere la parola finale sulla decisione che coinvolge milioni di appassionati ma soprattutto migliaia di posti di lavoro. Intanto però un nuovo studio svolto dagli esperti di Iss, ministero della Salute e Fondazione Bruno Kessler accende nuovi campanelli.
L’analisi, condotta in 16 regioni e province autonome, ha fatto emergere la presenza di diverse varianti nel virus nell’88% delle regioni esaminate. Questo anche perché le misure adottate nelle zone gialle (dove si colloca oggi gran parte d’Italia) non hanno il potere di ridurre in maniera drastica i contagi.
Dito puntato sullo sci quindi perché “la riapertura degli impianti non può prescindere da una attenta valutazione dall’impatto di quanto sopra rappresentato”. Secondo gli esperti, riaprire gli impianti sciistici per gli amatori e non esclusivamente gli atleti, non darebbe nessuna garanzia.