
La deputata del gruppo LeU e vicepresidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici, Rossella Muroni, si dice soddisfatta per l’annuncio del nuovo dicastero che dovrebbe occuparsi di guidare la Transizione ecologica, sul modello di quanto avviene già in Francia e Spagna: “Un modo efficace per affrontare la mancanza di interazione tra i ministeri”. Sulla figura di Draghi e l’attenzione dimostrata dal professore verso le tematiche ambientali, l’ex presidente di Legambiente riconosce: “Non credo Draghi sia un ambientalista, ma conosce l’importanza del tema anche per il futuro dell’economia”
Tra ieri e oggi si è parlato molto di questo nuovo ministero per la Transizione ecologica, una sorta di “do ut des” per far accettare ai cinquestelle il sostegno ad un esecutivo guidato dall’ex governatore della Bce Mario Draghi. Lei con la sua storia di militanza ambientalista, come giudica questa novità?
“Vorrei esprimere la mia soddisfazione più profonda, perché per la prima volta nella storia della Repubblica, la questione ambientale diventa dirimente per la formazione di un governo. Basti pensare che in quello che normalmente era il “totoministri”, la casella relativa al ministero dell’Ambiente non veniva mai neppure citata, anzi era un ruolo che spesso veniva usato come premio di consolazione da assegnare alla forza minoritaria nella squadra di governo. Aggiungo che quella del ministero per la Transizione ecologica, è una proposta che noi ambientalisti abbiamo portato avanti per anni, dal momento che sarebbe un modo efficace per affrontare la mancanza di interazione tra i ministeri e la totale assenza di corrispondenza tra le decisioni assunte”
Può farci un esempio concreto?
“Il ministero dell’Ambiente può anche fissare come obiettivo quello di raggiungere il 100% di energie rinnovabili entro il 2050, se poi però il Mise non fa altro che mettere lacci e lacciuoli all’iter organizzativo delle rinnovabili, ecco che tutto diventa più difficile, se non impossibile da realizzare. In Italia per fare un campo eolico ci vogliono ben cinque anni di autorizzazioni, questo vuol dire che quando finalmente tiri su la pala eolica, il rotore che la fa girare è già vecchio dal punto di vista tecnologico, sia in termini di efficienza che di competizione sul mercato”
Draghi e la questione ambientale

Quindi per le questioni ambientali si tratterebbe di aumentare il livello di autonomia decisionale e non dover stare a ricasco di decisioni di altri ministeri?
“Esattamente, ma per farlo bisogna ripensare tutto il sistema, non si tratta solo di modificare o accorpare strutture già esistenti e sperare che accada il miracolo. Nel nostro Paese l’iter per il fotovoltaico viene bloccato principalmente dal Mibact e dalle sovraintendenze; ora da ambientalista ho grande rispetto del paesaggio e della biodiversità, ma se vogliamo smettere di estrarre idrocarburi, mettere uno stop all’utilizzo del gas e uscire dall’era dei fossili, da qualche parte il fotovoltaico e l’eolico dovremo pur metterli. È questo tipo di meccanismo che va scardinato e per farlo ci vuole una persona che sia all’altezza della situazione”
E questa persona potrebbe essere anche l’attuale ministro dell’Ambiente Sergio Costa?
“Penso che sia necessario apportare un elemento di discontinuità e assumere allo stesso tempo una visione che sappia andare oltre, a trecentosessanta gradi. Proprio per il profilo del ruolo su cui stiamo ragionando, c’è bisogno di una figura che abbia delle competenze ibride, in grado di gestire processi organizzativi e decisionali. Costa è già stato ministro dei cinquestelle in due governi, per due anni mezzo, personalmente posso anche condividere il lavoro che ha svolto, ma ora c’è bisogno di un cambio di passo”
Draghi le sembra sufficientemente attento alla questione ambientale?
“Draghi sta facendo quello che noi ambientalisti abbiamo sempre chiesto al sistema politico italiano: non di diventare ambientalisti, ma di riconoscere che la questione ambientale è fondamentale sotto molti punti di vista, dalla tutela del diritto alla salute, allo sviluppo di una nuova economia. Lui (Draghi –n.d.r.) sa che deve intercettare i 209 miliardi del Recovery Plan, così come sa che 67 di quei miliardi vanno investiti in politiche ambientali. Quindi no, non credo Draghi sia un ambientalista, penso sia una persona con una profonda conoscenza del meccanismo del Recovery, con solide relazioni internazionali e che sappia quanto la questione ambientale sia importante anche per il futuro dell’economia”
Il governo insieme alla Lega di Salvini

Tutte queste cose si possono fare anche con la Lega al governo e con la loro idea di ambiente, infrastrutture e sviluppo?
“Io mi atterrò al programma di Draghi non a quello di Matteo Salvini. So bene che la conversione della Lega “sulla via di Damasco” non è sincera. Qualcuno deve aver detto a Salvini di smetterla di giocare con le dirette Facebook, dal momento che stanno per arrivare 209 miliardi e che il sistema produttivo pretende che anche la Lega abbia un ruolo in questa fase. Detto ciò, se la Lega decidesse davvero di incarnare una destra matura, moderna, civile e in grado di dare un suo contributo alla discussione, senza pretendere di dare la caccia ai migranti o minacciare di uscire dall’euro, credo che questa sarebbe una vittoria culturale anche per il Paese”
La possibilità di un governo con Salvini ha però creato più di un malumore, anche all’interno del gruppo di Leu, sembra infatti che la componente di Sinistra italiana non voglia far parte di un governo con i sovranisti.
“So che Sinistra italiana sta discutendo in modo responsabile al suo interno, esattamente come sta facendo Articolo 1. Personalmente spero si riesca a trovare un posizionamento comune, perché altrimenti significherebbe un indebolimento per tutti. Dopodiché, se un pezzo della sinistra pensa che non votare con Salvini sia dirimente rispetto al futuro del Paese, personalmente non sono d’accordo, ma rispetto la scelta”