
Il professor Massimo Galli, direttore del Reparto malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano si dice preoccupato per la situazione epidemiologica nel Paese. Poche illusioni e molto pragmatismo anche sulla campagna vaccinale verso l’immunità di gregge: “Serve una somministrazione molto estesa”. Duro il giudizio sui medici NoVax: “Inaccettabile, che cambino mestiere”.
Professor Galli, anche ieri abbiamo registrato 19.978 nuovi casi e 483 decessi , è l’inizio della terza ondata?
“Direi piuttosto che è la seconda a non esser mai finita”
Ad oggi è possibile fare delle previsioni sul trend della curva dei contagi?
“Non mi sento di farle, ma le assicuro che sono molto preoccupato”
Ma davvero questo peggioramento della situazione sanitaria è dovuto all’allentamento delle restrizioni nei giorni delle festività natalizie?
“Certo, senza ombra di dubbio. Nelle settimane successive a quei giorni abbiamo avuto un aumento sia dei ricoveri che delle terapie intensive e ad oggi sono morte quasi altre 500 persone. Dovremo vedere cosa accadrà nei prossimi giorni, sperando che l’incremento non si accentui ulteriormente, anche se ormai le avvisaglie ci sono tutte. E sì, questa situazione è certamente il prodotto di ciò che è accaduto nei giorni precedenti al Natale”
I vaccini e la campagna di somministrazione

Ad oggi siamo poco oltre i 500mila vaccini somministrati, più o meno il 54% delle dosi già consegnate e disponibili. Numeri alla mano, come le sembra stia procedendo la campagna vaccinale?
“Seppur con qualche problema iniziale, la campagna ormai è cominciata, quindi non posso fare altro che augurarmi che vada sempre migliorando, soprattutto in termini di capacità di somministrazione”
Se i numeri rimanessero questi però, sarebbe complicato raggiungere la fatidica soglia del 70% di vaccinati entro l’autunno, obiettivo fondamentale per garantire l’immunità di gregge.
“Si verificherebbe, ma in un tempo più lungo. L’assioma è molto semplice: più persone si vaccineranno, meno facilmente il virus circolerà. È chiaro che i numeri dovranno essere diversi e migliori, però siamo solo all’inizio e sappiamo che per inibire in modo sostanziale la circolazione del virus è necessario che la somministrazione sia estesa e capillare”
Vaccino, anticorpi e immunità

Dopo quanto tempo dalla vaccinazione iniziano a crearsi gli anticorpi?
“I dati della letteratura scientifica ci dicono che si può considerare l’esistenza di una protezione già dopo qualche giorno dal secondo richiamo. Il concetto importante però, è che a partire dal quattordicesimo giorno dopo la prima somministrazione, già si registra un crollo verticale delle infezioni nei soggetti vaccinati”
E la copertura del vaccino quanto può durare?
“Questo, ad oggi, non può ancora saperlo nessuno. Non abbiamo ancora un “follow-up” dei vaccinati e quelli che hanno partecipato agli studi registrativi hanno una storia clinica di pochi mesi. È un argomento che è tuttora fonte di ipotesi e proiezioni. Quanto durerà l’immunità di questo mezzo milione di italiani vaccinati lo sapremo tra qualche tempo, diciamo forse tra qualche anno”
Lei si è già vaccinato?
“Certo, proprio oggi farò il secondo richiamo”
Come reputa lo scetticismo di alcuni suoi colleghi ?
“Lo dico chiaramente: chi ha un atteggiamento negazionista o scettico nei confronti dei vaccini e allo stesso ricopre un ruolo di responsabilità di ordine sanitario o assistenziale, è meglio che cambi mestiere. È un atteggiamento inaccettabile, puramente ideologico e privo di una qualsiasi base scientifica”
Il rischio per la riapertura delle scuole

Un altro tema caldo in questi giorni è quello relativo alla riapertura delle scuole. Su questo anche il Cts, come il governo, si è spaccato… lei cosa avrebbe fatto ?
“Non è questione di fare meglio o peggio, quello che ci tengo a spiegare è che l’analisi della situazione, ci dice che purtroppo non è ancora il momento di riaprire le scuole in maniera totale. Ci sono ancora molte cose da fare prima, come provvedere a vaccinare il personale docente e gli operatori scolastici, o ancora estendere il più possibile le attività di diagnostica, tamponando più persone possibili e magari verificando il funzionamento anche dei test salivari, che potrebbero essere una mano santa”
Questo vale anche per tutte quelle attività produttive non essenziali, serve ancora un ulteriore sacrificio da parte loro?
“Questo non sta a me deciderlo. Quello che mi compete invece, è rilevare il fatto che siamo in una situazione tutt’altro che confortante dal punto di vista sanitario e ciò implica la necessità di effettuare degli interventi che riducano il rischio di un ulteriore espansione dell’infezione. Lascio a chi di dovere il compito di prendere le dovute decisioni”