“Geco is not a crime”. Lo hanno voluto ribadire sui muri, armati di bombolette spray, per criticare il metodo con cui un giovane writer di 28 anni è stato identificato e poi fermato dalla polizia municipale, mentre era nella sua abitazione, e la successiva “messa alla gogna” sui social da parte della sindaca Virginia Raggi.
Metodi definiti repressivi che non sono andati giù agli street artist romani, e che questa mattina si sono ritrovati davanti all’hall of fame – il muro storico dei graffiti – del quartiere periferico di Tor Bella Monaca, a Roma, per manifestare la loro solidarietà nei confronti di Geco, il writer romano fermato lo scorso mese di novembre e trattato “come un pericoloso criminale”, sostengono in coro.
L’iniziativa è stata organizzata da El CHEntro, laboratorio sociale che opera a Tor Bella Monaca, in un più ampio progetto per la riqualificazione urbana del quartiere – il cui nome è #ColoramoRoma – per ribadire che “la streer art è un valore aggiunto per la città”, come ha spiegato Mario Cecchetti, uno degli organizzatori della manifestazione autorizzata dal VI Municipio delle Torri. “Abbiamo sempre difeso questa forma d’arte ai tempi dell’amministrazione Alemanno e continuiamo a farlo, siamo felici di ospitare queste opere in spazi dedicati, perché possono valorizzare aree degradate o abbandonate e incentivare la vena artistica dei più giovani”.
Erano più di un centinaio, provenienti da ogni angolo della città, i writer che hanno aderito all’iniziativa. Romani, ma anche ragazzi che risiedono nella capitale e che provengono da altre regioni italiane. Hanno realizzato delle opere con spray, stencil e manifesti con naming, per rivendicare la libertà di espressione a loro dire negata.
I writer romani con Geco contro Virginia Raggi
Nel mirino, è finita inevitabilmente il primo cittadino a Cinque Stelle, Virginia Raggi, perché accusata di esser stata l’artefice della criminalizzazione a mezzo social di Geco, con il post risalente allo scorso 9 novembre in cui la sindaca plaudeva al fermo del giovane writer da parte della polizia di Roma Capitale. “La Raggi? Non è il mio sindaco” ha commentato uno dei giovani presenti: “Quello che è accaduto a Geco poteva succedere a me, e sinceramente non mi sento un criminale per dei disegni sul muro”.
“Noi qui ribadiamo che la libertà di espressione va tutelata” ha subito chiarito un altro. Per loro non esiste alcuna distinzione fra writing e street art. “Qui non siamo tutti artisti, non ci definiamo street artist. Siamo writer. Alcuni di noi fanno bombing, che è la forma più estrema del writing, ma con intelligenza. Non ci sentiamo vandali e vogliamo sentirci liberi di coltivare la nostra passione”.
Articolo a cura di Davide Gambardella