
Il deputato di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami, non crede ad una reale crisi di governo: “possibile, ma non probabile”, soprattutto “quando si tratta di Renzi”. Anche nel caso di una caduta dell’esecutivo, non nasconde i suoi timori: “Non ci permetteranno di votare”
Onorevole Bignami, dopo l’incontro di ieri tra Conte e Matteo Renzi, sembra chiaro che il governo abbia deciso di posticipare la resa dei conti ai primi di gennaio. Secondo lei si arriverà davvero ad uno strappo nella maggioranza?
“Quando si tratta di Renzi è sempre difficile prospettare l’eventuale esito di una crisi. Diciamo che in questo caso, che si verifichi una crisi di governo è possibile, ma non probabile. Aggiungo che, anche qualora si arrivasse ad uno strappo, sappiamo bene che nulla vieterebbe all’attuale maggioranza di riuscire ad esprimere un altro governo”
L’ipotesi rimpasto e il ritorno alle urne

Intende che troverebbero comunque una quadra per ricomporre la frattura e andare avanti con un Conte-Ter?
“Diciamo che sono convinto che non ci lasceranno tornare al voto”
A tal proposito, dopo le dichiarazioni di Matteo Salvini su un possibile governo di transizione, in questi giorni si sono rincorse una serie di voci su possibili alleanze trasversali che avrebbero riguardato oltre all’opposizione, anche Renzi e altri scontenti del Conte-bis. Affermazioni che però non sono piaciute alla Meloni, fortemente contraria a qualsiasi forma di endorsment soprattutto a Matteo Renzi. Lei che ne pensa?
“Dopo il richiamo di Giorgia (Meloni- ndr), che ha giustamente sottolineato l’esigenza di mantenere saldo innanzitutto il vincolo di coalizione, mi pare che Salvini stesso abbia spiegato ciò che intendeva. Forse altri chiarimenti in merito andrebbero chiesti a lui”
Quindi anche secondo lei in caso di caduta dell’esecutivo, l’unica possibilità sarebbe il ritorno alle urne?
“Assolutamente sì, nel momento in cui c’è un una crisi di governo per noi quello che deve verificarsi, come dice anche il presidente della Repubblica, è di dare la parola ai cittadini affinché si esprimano. Il voto degli italiani è il modo migliore per risolvere qualsiasi crisi politica”
I rapporti nella coalizione di centrodestra

Ieri l’ex sottosegretario del Carroccio, Giancarlo Giorgetti, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha usato delle parole molto forti riferendosi al centrodestra (“l’opposizione è ancora una compagnia di ventura, vincerà a mani basse le prossime elezioni, ma non è pronta a governare” –ndr), secondo lei cosa intendeva con quelle dichiarazioni?
“Non ridurrei il pensiero di Giorgetti a questa unica affermazione. Era un ragionamento più complesso, riferito soprattutto a Salvini, se ben ricordo. Diciamo che più che una critica alla classe politica del centrodestra, quelle parole auspicavano una maggiore capacità di accreditamento anche da un punto di vista internazionale”
Nella stessa intervista, sempre Giorgetti celebra la figura di Mario Draghi (“il migliore tra i migliori”), in quello che sembrerebbe un desiderio nemmeno troppo celato: Draghi alla guida di una coalizione di centrodestra. Ok gli attestati di stima, ma per FDI un’ investitura del genere riferita all’ex presidente della BCE, forse è po’ troppo?
“Non c’è alcun dubbio che Draghi come tecnico abbia dimostrato tutta la sua capacità, la sua competenza e il suo indiscutibile valore, ma di governi tecnici l’Italia ne ha avuti fin troppi”
Ieri a Roma, al Tempio di Adriano è andata in scena la presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa, evento che ha visto la partecipazione anche di Matteo Salvini, Giorgia Meloni e, in collegamento, anche di Silvio Berlusconi. Questa ritrovata unità nel centrodestra, quanto può esser messa a rischio dal derby interno alla coalizione tra la Lega di Salvini, in emorragia di consensi da oltre un anno, e FDI che invece viaggia sopra il 15% nelle rilevazioni, con la Meloni che viene accreditata dai sondaggi come la leader più apprezzata?
“È chiaro che i risultati che sta ottenendo FDI non possano che farci piacere, ma il nostro primo interesse è sempre stato quello del bene della coalizione, i pesi interni sono di secondaria importanza rispetto all’obiettivo che ci poniamo come centrodestra. Il risultato di FDI e la fiducia riposta nella Meloni dimostrano chiaramente che il nostro messaggio è condiviso e soprattutto compreso dagli italiani. Noi semplicemente continuiamo a lavorare, come abbiamo sempre fatto, per accrescere il consenso del centrodestra nell’interesse del Paese, perché pur mantenendo sensibilità diverse nella coalizione, sappiamo bene che per essere maggioranza nel Paese, abbiamo bisogno gli uni degli altri”
Decreti sicurezza e nuovo Dpcm
In questo momento in Senato si stanno modificando i decreti sicurezza dell’ex ministro Salvini. Anche se non c’era la vostra firma, era stata comunque una misura che avevate ampiamente condiviso con l’esecutivo gialloverde…
“Quelli di Salvini erano decreti che avevamo votato e per i quali avevamo anche richiesto un irrobustimento sul profilo della prevenzione e della repressione, ma il fatto che la Lega in quel momento fosse al governo con il M5S non ha permesso questi aggiornamenti. Sorprende piuttosto l’atteggiamento dei 5 stelle e la furia, quasi iconoclasta, con cui si stanno scagliando contro quegli stessi decreti che avevano precedentemente votato”
Siamo ormai prossimi al nuovo Dcpm che, in previsione delle festività, darà una stretta ulteriore alle limitazioni già in atto. I ritardi nelle scelte del governo stanno creando una spaccatura tra i governatori, anche nello stesso centrodestra, con Fedriga e Zaia che premono per ulteriori limitazioni agli spostamenti e Toti, Fontana e Marsilio che invece chiedono misure più morbide. Lei che idea si è fatto?
“Credo sia legittimo che i governatori cerchino di tutelare e valorizzare i propri territori, quello che mi sembra manchi è piuttosto la capacita del governo di delineare un quadro complessivo e unitario. Quando manca questo perimetro, è ovvio che poi si cerchi di dare risposte a partire dai territori. Si parla da mesi di seconda ondata e se non sbaglio anche il Natale ricorre lo stesso giorno più o meno da duemila anni… eppure siamo arrivati a pochi giorni dal 24 dicembre, a discutere su cosa fare o non fare. Ecco, credo che questo sia senza alcun dubbio il simbolo dell’incapacità e dell’inconcludenza di chi oggi ci governa”