
Gianni Cuperlo, membro della Direzione Nazionale del Partito Democratico, dice la sua sul rischio di una crisi di governo paventata da Italia Viva: “Sarebbe un salto nel buio”, e striglia le forze di maggioranza impegnate nella discussione sulla gestione del Recovery: “Mostriamoci all’altezza della sfida”.
Cuperlo, nonostante le minacce reciproche e gli ultimatum, lei ha dichiarato solo un paio di giorni fa di essere convinto che alla fine non si arriverà ad una crisi di governo, ne è davvero così sicuro?
“Francamente me lo auguro, perché si tratterebbe di una crisi al buio che comporterebbe un enorme danno al paese, ancora in piena seconda ondata e alla vigilia di scelte strategiche sul futuro dell’economia e della società italiana con i fondi del Recovery. Significherebbe aprire un’ipoteca non solo sul governo, ma sulla tenuta stessa del Paese e chi si assumerà questa responsabilità, dovrà poi anche farsene carico. Noi lavoriamo per rafforzare e rendere più incisiva la linea del governo, l’abbiamo fatto esprimendo talvolta proposte alternative e sollevando critiche, ma sempre con spirito costruttivo”
Le tensioni con Italia Viva

L’atteggiamento di Italia Viva non sembra però orientato in questo senso, non le pare?
“Italia Viva deve dire chiaramente cosa vuole: chiedere una maggiore collegialità nell’indirizzo della strategia di spesa dei 209 miliardi, mettere al centro il parlamento in un rapporto costante con il governo, dialogare con l’opposizione e ascoltare il mondo esterno del tessuto sociale ed economico, tutto questo è giusto, ma non può e non deve tradursi in una minaccia di crisi. Dovremmo invece mandare un messaggio che sia in grado di trasmettere un senso di rassicurazione al Paese e a chi sta pagando il prezzo più alto di questa pandemia”
Crede che Renzi possa trovare anche in qualche esponente del Pd una sponda in questa sua battaglia?
“Non è questo il punto, qui si tratta di una questione di merito. Mi spiego meglio: i fondamentali della nostra economia non sono mai stati fragili come oggi e mi riferisco all’intera storia repubblicana, non agli ultimi due o tre anni. Perderemo oltre dieci punti di PIL, decine di migliaia di imprese hanno abbassato le saracinesche, un milione di posti di lavoro sono andati persi. Oggi però abbiamo anche un’opportunità storica, che è l’utilizzo di questi 209 miliardi ed è su questo che dovremmo ragionare e confrontarci, non sui giochi di potere tra i gruppi parlamentari. Per una volta, dobbiamo mostrarci all’altezza della sfida che la storia ci pone”
La cabina di regia per il Recovery Fund
Arriviamo al pomo della discordia, lei è d’accordo sulla proposta cabina di regia per il Recovery Fund?
“È solo una proposta, non c’è un emendamento in tal senso che sia stato iscritto nella legge di bilancio e quindi si determinerà con un decreto apposito. La maggioranza quindi invece di perder tempo a battibeccare, si impegni ad individuare la soluzione più efficace. Anche il presidente Conte ieri ha annunciato l’intenzione di procedere con degli incontri bilaterali con i capipartito di maggioranza. C’è da confrontarsi e trovare una soluzione condivisa, mi auguro si proceda in questa direzione”
Secondo lei, in questa diatriba tra Conte e Renzi, il segretario Zingaretti avrebbe potuto giocare un ruolo più importante nella mediazione tra i due contendenti?
“Nicola Zingaretti ha fatto esattamente ciò che doveva fare il segretario del PD. Ha restituito al partito una centralità nel quadro politico istituzionale che non avevamo più dopo la pesante sconfitta del 2018, l’ha reso il pilastro del governo e continua incessantemente a lavorare per evitare un balzo nel buio di cui, in questo momento, nessuno sente davvero il bisogno. Ecco, se c’è un elemento di certezza è stata la coerenza con cui il PD e il suo segretario hanno gestito questa fase”
Ritorno alle urne e governo di transizione

Sia il vicesegretario dem, Andrea Orlando, che il Presidente della Camera, Roberto Fico, hanno lasciato presagire che se il governo cadrà, l’unica soluzione percorribile sarà il ritorno alle urne, lei è d’accordo?
“Penso che abbiano ragione. Immaginare un’altra maggioranza diversa da questa, nell’ambito di questa stessa legislatura, mi sembra un’ipotesi quantomeno spericolata”
Un paio di giorni fa il segretario della Lega, Matteo Salvini, ha lanciato l’ipotesi di un “governo di transizione” che possa accompagnare il Paese fino alle prossime consultazioni, lei che ne pensa?
“La proposta non è credibile, semplicemente perché non è credibile il pulpito dal quale proviene. Trovo assurdo parlare dell’ipotesi di un governo di transizione con chi ha espresso il proprio dissenso anche verso la riforma nel Mes in Europa. Se c’è un merito che va riconosciuto a questo governo, è certamente quello di aver ricomposto la frattura nel rapporto con l’Europa. Se fosse dipeso da Salvini, avremmo dovuto spostare l’asse della nostra strategia politica da Bruxelles a Varsavia, o Budapest”