Il deputato di Italia Viva, Luigi Marattin, conferma le tensioni interne alla maggioranza dopo il rinvio del Cdm previsto per oggi, in cui si doveva discutere la proposta del Premier Giuseppe Conte sulla cabina di regia che dovrebbe gestire gli stanziamenti del Recovery Fund.
Il rischio di una crisi di governo
Com’è il clima nella maggioranza dopo il rinvio del Cdm previsto per oggi?
“Sicuramente è un momento complicato. Stanno venendo al pettine un po’ di nodi, da come intendiamo gestire la più grande ed ultima occasione per questo Paese, cioè il Recovery Fund e il Mes sanitario, ad alcuni rapporti interni alla maggioranza. Sono successe delle cose a dir poco peculiari, come la comparsa, all’una di notte del giorno prima del Cdm, di un documento di 125 pagine, o come la proposta di creare una nuova cabina di regia per gestire i fondi. Tutto questo non è un passaggio da poco nella storia di questo Paese e va gestito con molta attenzione e competenza”
Renzi e la Boschi non hanno rilasciato dichiarazioni molto concilianti, ma siete davvero disposti ad arrivare ad una crisi di governo?
“Non vogliamo una crisi di governo, ma credo sia palese a tutti che qualcosa non funzioni. Gli altri paesi europei, per dirne un’altra, o stanno già iniziando a vaccinare, o stanno definendo gli ultimi dettagli del piano di distribuzione. In Italia invece stiamo parlando di terza ondata e di migliaia di morti”
La cabina di regia per il Recovery Fund
Perché siete contrari alla proposta del presidente Conte di una cabina di regia per la gestione dei fondi del Recovery?
“Per due motivi: il primo è che la testa politica di questa regia non può essere attribuita ad uno, due o tre ministri, ma deve essere del governo, in particolare del premier e del gruppo dei capidelegazione dei partiti di maggioranza. Non c’è bisogno di un’ulteriore cabina regia. Il secondo è che non si può creare una filiera delle responsabilità alternativa alla Pubblica Amministrazione. È la storia di questo Paese che ci insegna che questo modello non ha mai funzionato”
Secondo lei quali sono gli ambiti nei quali è prioritario intervenire per far ripartire il paese?
“Quelli che abbiamo sempre detto. La produttività in Italia dal 1995 al 2109 ha una crescita pari a zero. Ora il problema della mancata crescita dipende dal malfunzionamento di una serie cose: dalla PA, alla giustizia, passando per il sistema fiscale, le infrastrutture e il settore formativo. È evidente che il Recovery debba agire su alcuni di questi punti e noi di Italia Viva sono sei mesi che chiediamo di aprire un dibattito con il Paese su questo”
Ma una crisi di governo in questo momento non aggraverebbe la situazione? Non rallenterebbe ulteriormente i tempi per l’approvazione e l’organizzazione della gestioni dei fondi del Recovery Fund?
“Non possiamo sempre sottostare al ricatto per cui, o tutto rimane cosi com’è, oppure sarà un disastro perché si allungheranno i tempi. A volte bisogna scegliere il male minore. Certo che non è mai il momento per una crisi di governo, soprattutto durante una pandemia, ma ad un certo punto si dovrà pur mettere a tema un’analisi su quali risultati stiamo ottenendo e su come stiamo governando. L’emergenza non può essere usata come un alibi per rinviare ancora questa discussione”
Un rimpasto di governo avrebbe potuto evitare questa crisi?
“Il rimpasto non ci è mai interessato, quello di ridurre tutto alla volontà di avere un ministero in più sarebbe una banalizzazione del problema. Capisco che a qualcuno faccia comodo questa rappresentazione, ma non è assolutamente cosi”
Il veto sul Recovery Fund e il voto sul Mes

Qualora alla fine risolviate questa frattura nella maggioranza, lei è fiducioso sul buon esito della procedura europea per l’avallo dei finanziamenti? E mi riferisco soprattutto al veto di Polonia e Ungheria.
“La mediazione con Varsavia e Budapest è in mano alla presidenza tedesca del Consiglio, che ha dimostrato di essere molto abile in questo genere di trattative. È evidente poi che, ammesso che si sblocchi a livello europeo, è importante che il piano italiano sia sviluppato bene e anche su questo siamo molto in ritardo”
Domani ci sarà il voto sulla riforma del Mes, che sensazioni ha?
“Abbiamo lavorato tutti alla risoluzione e può darsi che un accordo si trovi, ma deve esser espressione di un sì alla riforma, anche perché in Europa nessuno sta mettendo in dubbio questo passaggio decisivo, nemmeno i populisti e sovranisti. È un dibattito che esiste solo da noi”