“Le caratteristiche dell’immigrazione proveniente dal Mediterraneo orientale sono molto diverse dalle altre”. Fausto Lamparelli, dirigente del Servizio Centrale Operativo, l’ufficio romano che coordina le Squadre Mobili della polizia in tutta Italia, così si è espresso sulla base dell’indagine che ha portato ai diciannove fermi eseguiti questa mattina nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
L’ufficio del giudice per le indagini preliminari di Imperia e Bari ha già emesso ordinanze di custodia cautelare nei confronti dei destinatari dei fermi. Come spiega, “si tratta di un’immigrazione d’élite. Le persone che arrivano dalla Turchia o dalla Grecia ad esempio, in genere non vengono maltrattate, internate o violentate”. Secondo questo ragionamento quindi, “quando lasciano il loro paese d’origine, sanno di doversi rivolgere a criminali”.

I migranti pagavano seimila di euro per raggiungere in Nord Europa
Una pratica questa, che costerebbe migliaia di euro ai cittadini provenienti da Iran, Iraq, Afghanistan e Pakistan, come emerge dalle indagini della polizia coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania. Seimila per la precisione. Venivano pagati dalle famiglie dei migranti prima del viaggio e custoditi in punti di raccolta in Turchia, in attesa di essere versati quando raggiungevano la meta prevista.
LEGGI ANCHE: Coronavirus, bollettino 5 dicembre: 21052 contagiati e 662 morti
Un vero e proprio network di gruppi indipendenti tra loro, collegati a una centrale estera
Un vero e proprio network di gruppi indipendenti tra loro ma tutti collegati a una centrale estera, si occupava dei migranti dal loro arrivo a Bari fino alla città desiderata in Europa. Uno operava nella città pugliese e aveva il compito di accoglierli e fornire o rinnovare i documenti necessari ad ottenere i permessi di soggiorno. Infine, di portarli a Torino e Milano. Da qui venivano trasferiti a Ventimiglia, dove li attendeva un ulteriore gruppo composto da cittadini pakistani e afghani. Questi ultimi, per gli investigatori, li trasportavano verso le mete europee e ne segnalavano l’arrivo per ottenere il pagamento pattuito da parte delle famiglie dei migranti.
Il gruppo avrebbe falsificato contratti di lavoro e documenti per i migranti
Il sodalizio criminale era gestito da cittadini curdo – iracheni, afghani e italiani, che, in cambio di soldi favorivano l’ingresso illegale in Italia e poi in Europa. Qualche volta inoltre, il gruppo si sarebbe fatto carico anche della regolarizzazione sul territorio nazionale degli stranieri che non avevano i requisiti di legge, falsificando contratti di lavoro e i documenti per ottenere i permessi di soggiorno.
Le imbarcazioni, principalmente barche a vela, venivano acquistate, rubate o noleggiate dal network. Che si occupava anche di reclutare skipper per pilotarle verso la costa della provincia di Siracusa, in cambio di mille dollari.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE: Covid, Speranza: “Vaccinazioni volontarie, italiani pronti a questa sfida”