
Il professor Andrea Crisanti è ordinario di Microbiologia all’Università di Padova e direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Azienda Ospedaliera di Padova. Durante la prima fase emergenziale della pandemia ha anche ricoperto la carica di referente sanitario per la regione Veneto
Professor Crisanti, i dati di oggi, oltre a confermare la diminuzione dei contagi, registrano anche un calo sia delle terapie intensive che dei ricoveri, segno che le restrizioni imposte fino a questo momento stanno funzionando.
A tal proposito, come le sembrano le misure adottate nel nuovo Dpcm in previsione del Natale?
“Considerando la particolarità del periodo, mi sembrano delle misure assolutamente di buon senso. D’altronde non era possibile costringere tutti a stare a casa, soprattutto durante le festività; diciamo che è un buon compromesso, pur correndo qualche rischio, ma era inevitabile”
Il rischio dell’esodo natalizio
I governatori Fontana e Musumeci hanno lanciato l’allarme per un probabile esodo da Nord a Sud in vista delle festività, riportando alla memoria le scene degli assembramenti nella stazione di Milano a marzo. Lei condivide questa preoccupazione?
“Se devo essere sincero io non credo a questo rischio. Con le attività ridotte ormai c’è tantissima gente che lavora da casa e molti degli uffici, almeno qui a Milano, sono in smart-working. Anche molti universitari non sono rientrati e più in generale non mi sembra di vedere gruppi di famiglie pronte ad attraversare il Pase per raggiungere i parenti. Anche a marzo, se ben ricordate, le persone che si sono mosse erano quasi tutti liberi professionisti, o comunque persone che lavoravano in ufficio”
Potrebbe anche essere per un senso di responsabilità, ormai interiorizzato nella popolazione?
“Me lo auguro, vorrebbe dire essersi resi conto, finalmente, che stiamo vivendo una tragedia senza pari”
C’è chi comunque potrà raggiungere i familiari dall’altra parte dell’Italia prima del 20 dicembre, eppure nei giorni più significativi delle feste di Natale sarà vietato lo spostamento tra comuni. Era proprio indispensabile?
“Capisco che possa essere un disagio, specialmente per molti che hanno parenti e amici che abitano nei comuni limitrofi, magari a meno di 5km, ma a è anche vero che proprio questa, più di altre, è una misura fatta apposta per evitare che il contagio dilaghi. So che non sarà piacevole , ma ci vuole un po’ di pazienza, dobbiamo fare anche questo sacrificio, sperando di poter così superare questa sciagura tra qualche mese”
La questione sui vaccini

Lei è stato molto critico con le tempistiche di sperimentazione e approvazione dei vaccini in Europa, eppure in Gran Bretagna, dove non devono attendere le decisioni dell’EMA (Agenzia Europea dei Medicinali) già da lunedì inizieranno le prime somministrazioni, che ne pensa?
“Se è per questo, loro non hanno nemmeno atteso i tempi di approvazione dell’ FDA (Food and Drug Administration) e posso assicurare che è stata una decisione ampiamente criticata anche dai medici britannici”
In Italia invece il ministro Speranza ha annunciato che il piano vaccini per la distribuzione somministrazione sarà pronto da inizio gennaio. Sarà davvero cosi?
“Bisognerà prima mettere in moto tutta la logistica necessaria e ci vuole del tempo, soprattutto con i sistemi di ultra-refrigerazione. Credo più verosimilmente che da metà febbraio qualcuno inizierà ad essere vaccinato”
Le restrizioni stanno limitando i contagi, la curva è in calo e il vaccino in arrivo… siamo davvero agli ultimi cento metri di questa corsa contro il virus?
“Più che gli ultimi cento metri, direi che siamo all’ultimo giro di pista. Si tratta di vaccinare 40 milioni di persone, per due dosi, sono 80 milioni di vaccinazioni. Senza dimenticarci poi che prima che il vaccino abbia un impatto ci vorranno comunque dei mesi”