Violenza contro le donne, Vladimir Luxuria a iNews24: “Giornalisti che giustificano, come stupratori”

25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Vladimir Luxuria attivista ed ex politica italiana ne ha parlato ai nostri microfoni

Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, Vladimir Luxuria a iNews24
Panchina rossa, simbolo della giornata internazionale contro la violenza sulle donne via Instagram

Il 25 novembre è una data istituita nel 1999 dall’assemblea dell’Onu, scelta per ricordare l’omicidio delle sorelle Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal. Le tre attiviste del gruppo clandestino Movimento 14 giugno furono uccise dagli agenti del dittatore Rafael Leonidas Trujillo in Repubblica Dominicana nel 1960. Dopo essere state fermate per strada, mentre si recavano in carcere a far visita ai mariti, furono picchiate e gettate in un burrone dai loro carnefici. Non solo: chi le fermò cercò di celare la brutale violenza dietro ad un casuale incidente. Las Mariposas – con questo nome sono passate alla storia – sono simbolo di coraggio di opporsi alla dittatura e lottare per i propri diritti.

Non sarebbe necessario avere un giorno in cui ricordare la lotta di genere, se la società in cui viviamo non fosse radicata in una mentalità patriarcale e retrograda. Tuttavia, le statistiche negli anni si fanno sempre più preoccupanti e le istituzioni sempre più lontane dalla rapidità con cui la violenza si fa largo tra la folla dei reati. È bene ricordare che, per violenza sulle donne, non si intende soltanto lo stupro: è violenza anche fischiare ad una ragazza per strada, impedire alla propria compagna di indossare ciò che desidera. Donne, se siete vittime, abbiate il coraggio di alzare il capo e reagire: la società patriarcale può essere abbattuta soltanto grazie a voi.

Vladimir Luxuria, l’intervista all’attivista ed ex politica

Oggi, 25 Novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Nelle ultime settimane, abbiamo sentito di tantissimi fatti di cronaca che riportano di violenze di genere. Come stai vivendo questa giornata?

“I femminicidi esistono ancora, l’uomo esercita ancora quella supremazia fisica e patriarcale nei confronti delle donne, dimostrando che il problema è attuale. Non dobbiamo mai abituarci, o considerare normale, leggere questi brutti episodi. Durante il Covid il problema è diventato ancora più enorme perché sono le mura di casa ad essere, spesso, la tomba di una donna”. 

In Italia, 1 donna su 3, nel corso della sua vita è vittima di violenza verbale, fisica o psicologica. Tu che hai subito violenza, ti sei sentita tutelata dalle istituzioni? È noto che, spesso, disincentivino a denunciare.

“Sono sempre stata condannata perché essendo nato maschio, appartenevo alla classe privilegiata – secondo una visione maschilista – “retrocedere” alla condizione femminile. Ci tengo a specificare che la violenza psicologica è anche quella di un uomo che continua a dire alla propria donna “Tu non vali niente, non sei capace di fare niente”, “Che vuoi andare a lavorare?”, “Guarda come ti sei conciata”. Creare questa dipendenza psicologica è molto pericolosa, quando la donna si ribella, l’uomo può reagire violentemente perché non accetta il fatto che una donna possa essere libera anche di troncare un rapporto”.

“Ricordate donne, che se anche siete in zona rossa con coprifuoco e tutte le regole, se siete vittime di violenza potete chiedere aiuto, scappare e uscire: dovete farlo. Ricordo che i centri anti-violenza sono attivi. Non pensate che, se un uomo usa violenza, lo fa perché vi ama troppo: l’amore non si concilia con la violenza psicologica né con le botte”.

Vladimir Luxuria, violenza sulle donne: Revenge Porn e narrazione tossica

Vladimir Luxuria
Vladimir Luxuria via Getty Images

La violenza sulle donne e quella di genere sono frutto di una cultura retrograda e patriarcale, ma escono strumenti sempre più innovativi come il Revenge Porn. Qual è, secondo te, il modo per spezzare la catena?

“Se viene messo in rete il video di un uomo che fa sesso o nudo, non c’è uno stigma sociale. Se lo si fa per una donna, allora diventa una poco di buono. Addirittura ex fidanzati diffondono immagini o video per vendicarsi. Oltre a ricordare che è un reato, per fortuna, quindi inoltrare immagini e video di persone in atteggiamenti erotici è perseguibile dalla legge, anche chi riceve e non denuncia non la scampa. Mi preme ricordare che c’è chi ci ha rimesso la vita, chi si è suicidata perché non ne poteva più dello sfottò del paese”.

Un problema di grossa caratura arriva anche dagli organi di stampa. La narrazione tossica, ovvero il modo di raccontare le cose nella maniera sbagliata ed utilizzando epiteti per niente corretti, è troppo frequente. È anche il mondo del giornalismo pieno di cultura patriarcale?

“Solo qualche giorno fa, un editoriale orrendo firmato da Vittorio Feltri su Libero, affermava che nel caso Genovese, la colpa è della ragazza che non avrebbe dovuto frequentare il cocainomane né andare a quella festa. Tutti coloro che, ancora oggi, giustificano l’aguzzino e fanno ricadere la colpa sulla vittima, sono complici di violenza sessuale. Tutti quei giornalisti che si soffermano su come era vestita la persona, l’origine geografica, etnica, lanciano il messaggio “se l’è andata a cercare”, sono stupratori anche loro della dignità di una persona già colpita nella loro integrità fisica e morale”.

Legge Zan contro l’omobitransfobia

La Camera ha approvato la legge contro l’#omotransfobia, la #misoginia e l’#abilismo. È un grande passo avanti contro le…

Pubblicato da Alessandro Zan su Mercoledì 4 novembre 2020

Per concludere, pensi che l’approvazione della legge Zan, legge sull’omobitransfobia, costituisca un passo in avanti o è ancora troppo poco?  

“Alcuni passi in avanti sono stati fatti. Revenge Porn, reato di stalking e questa è una legge contro l’omobitransfobia che contiene delle norme anche contro la misoginia e la violenza contro le persone diversamente abili. Dobbiamo unirci tutti e lottare perché, tutti i sociologi concordano nel dire che, tutte le Nazioni arretrate per quanto riguarda i diritti sulle donne, sono le stesse Nazioni arretrate sui diritti LGBTQI”.

 

A cura di Valeria Cardillo