Coronavirus, il governatore del Veneto Luca Zaia ha rivendicato l’operato della sua amministrazione dopo essere stato classificato come zona gialla.
Tre fasce di rischio classificate per colori: zona gialla, arancione e rossa. Questa la suddivisione inserita nel nuovo Dpcm presentato nella giornata di ieri dal premier Giuseppe Conte. Un decreto che nasce per evitare di imporre come a Marzo un lockdown generalizzato e provare invece ad intervenire sulle regioni in cui la situazione è più critica. Al momento, la maggior parte del territorio è in zona gialla. Un segnale positivo, non fosse che quello di ieri è il secondo decreto in meno di una settimana, in virtù di un’emergenza sanitaria che il governo fa sempre più fatica a gestire. Molti sono inoltre rimasti sorpresi dal fatto che il veneto sia stato classifica come aree gialle e dunque come una regione a basso rischio per quanto riguarda la diffusione del coronavirus.
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Coronavirus, Zaia: “Non bisogna abbassare la guardia”

Un giudizio che il governatore Luca Zaia considera come un vero e proprio attestato di riconoscimento del suo operato in questi mesi: “La classificazione delle Regioni in diverse aree non deve scatenare una guerra tra poveri. Non è il caso di pensare adesso che ci siano primi della classe e sfortunati. Per quanto riguarda il Veneto, la nostra classificazione in area gialla dimostra che fino ad ora, ripeto fino ad ora,il sistema di gestione e il modello sanitario hanno tenuto”. Zaia però ha invitato la popolazione a non abbassare la guardia, perché purtroppo il rischio che la curva dei contagi “scappi di mano” anche nella sua regione di certo non è così lontano. Per questo secondo il governatore mai con in questo momento è fondamentale “che ci impegniamo tutti con l’uso ossessivo della mascherina, con il distanziamento evitando ogni possibile forma di assembramento, con l’igienizzazione costante delle mani. Sono sfide semplici da affrontare per ognuno di noi, ma che ci permetteranno di fare un grande lavoro di squadra. Ora la partita è nelle nostre mani. La sanità ha bisogno di tutti noi, perché non possiamo correre il rischio di mandare in crisi gli ospedali”.
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