Coronavirus, Taiwan: nessun contagio interno da 200 giorni

A Taiwan non si registrano contagi interni da duecento giorni. Come ha fatto il governo a contrastare in modo così efficace il coronavirus?

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In Taiwan non si registra un contagio interno da coronavirus da duecento giorni. Per quanto non si possa certo affermare che il virus sia stato sconfitto nell’isola, di sicuro ci troviamo di fronte a una nazione che ha ottenuto risultati sorprendenti nella lotta a questa pandemia. Mentre il resto del mondo è alle prese con una seconda ondata che inizia a sembrare tragica tanto quanto la prima, Taiwan in questo momento registra una media di 0,3 morti ogni milioni di abitanti. Parliamo di un paese di 24 milioni di abitanti che sembra esser riuscito ad arginare il coronavirus fin dalla sua comparsa. Nemmeno una superpotenza mondiale come la Cina è riuscita a fare meglio, considerato quanto è stato difficile per il Governo di Pechino contenere il focolaio di Wuhan.

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Coronavirus, Taiwan: le decisioni prese dall’esecutivo

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Molti esperti hanno elogiato Taiwan per un aspetto che ritengono si sottovaluti troppo spesso. Taiwan è una nazione che contiene al suo interno molte aree densamente popolate, luoghi in cui prevenire il contagio è tutt’altro che semplice. Come ha fatto il governo a contenere in modo così efficace la diffusione del virus? In molto sostengono che la prima base di questo successo sia stat posta con le prime e decisive decisioni prese dall’esecutivo, che ha scelto fin dall’inizio una strategia di contenimento ben precisa senza mai cambiare rotta. La seconda condizione che ha permesso a Taiwan di mantenere sempre il controllo della situazione, riguarda un utilizzo quasi esasperato della tecnologia a disposizione e in particolar modo, un sistema di contact tracking che sembra aver raggiunto gli scopi prefissati. E per quanto riguarda la scelte forti fatte dall’esecutivo guidato da Tsai Ing Wen, non bisogna dimenticare che Taiwan ha deciso di chiudere la frontiere già nel mese di gennaio, mentre nel resto del mondo si continuava a sottovalutare la “fuoriuscita” del virus dalla Cina. 

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