Coronavirus in Italia, i numeri ricominciano a crescere e l’ISS lancia un nuovo allarme sui contagi specialmente in famiglia

Coronavirus, l’epidemia in Italia è in peggioramento e lo dicono i numeri. Quelli raccolti dall’Istituto Superiore di Sanità che lancia un nuovo allarme sulla situazione. Intanto il numero dei focolai attivi è pari a 2.397 e 698 sono nuovi. Due cigfre in aumento per la settima settimana consecutiva.
Poi c’è l’indice di contagio, tornato sotto la soglia dell’1 (precisamente a 0,92), ma è calcolato solo sui casi sintomatici e quindi potrebbe non essere completo. Quindi secondo il report settimanale del ministero della Salute e dell’ISS c’è un “lento e progressivo peggioramento dell’epidemia di SARS-Cov-2”. Il dato positivo è che però cresce in maniera più contenuta rispetto ai dati di altri Paesi europei.
In particolare è massima allerta sulla trasmissione locale del Coronavirus. E per questo gli esperti, dati alla mano confermano l’opportunità di mantenere le misure di prevenzione e controllo adottate nel recente passato. Ma tutti doveno essere pronti “all’attivazione di ulteriori interventi in caso di evoluzione in ulteriore peggioramento”.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> Covid-19, Iss: “Dati simili a febbraio, ma situazione epidemiologica diversa”
ISS, preoccupa l’età media dei contagiati da Coronavirus che si sta alzando di nuovo
Nel mirino dell’Istituto Superiore di Sanità tutto quello che può provocare assembramenti. Come le attività ricreative “che comportano violazioni delle regole di distanziamento fisico, sia sul territorio nazionale che all’estero”. La raccomandazione è quella di evitare tutte le situazioni di affollamento ma anche i peridi di permanenza all’estero.
Ora però che le vacanze sono finite praicamente per tutti, l’attenzione è concentrata sull’età media delle persone colpite dal virus. In base agli ultimi dati rispetto a qualche setimana fa più alta, passando a 41 anni di media, con un terzo dei nuovi contagi che interessa persone con un’età sopra i 50 anni.
Una delle cause maggiori è la possibile trasmissione dalla popolazione più giovane a quella più anziana o fragile, a cominciare dai nuclei familiari. Per ora comunque la situazione negli ospedali è sotto controllo. Il tasso di occupazione nei reparti è aumentato dal 2% al 4% rispetto al periodo 17-30 agosto 2020. E il tasso di occupazione in terapia intensiva dall’1% al 2%, ma in alcune regioni è salito sopra il 5%.