Il Sudan ha deciso di abbandonare la Sharia, legge coranica imposta 37 anni fa, aprendo ad una nuova prospettiva per donne, gay e cristiani
La Sharia, legge coranica imposta nel 1983 dal generale Al Bahir, finalmente non sarà più applicata in Sudan per la gioia specialmente di donne, gay e cristiani. Il non dover infatti può seguire le rigide norme dettate dalla Sharia permetterà di dare ai cittadini del Sudan una vita completamente diversa. A partire da questo momento i sudanesi riacquisteranno la libertà di consumare alcolici e la possibilità per le donne di viaggiare senza la prescrizione del capofamiglia. Ancora più importante per un paese che vuole definirsi civile è l’abolizione della pena di morte per il reato sodomia che ha portato alla morte a centinaia di persone. Il ministro della Giustizia, Nasredeen Abdulbari ha parlato della cancellazione della Sharia come di un atto obbligato per un Paese che ormai si fonda “sullo stato di diritto“.
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I drammi provocati dalla Sharia in Sudan

Tra i delitti che con l’abolizione della Sharia andranno a decadere uno dei più significativi è certamente quello di apostasia. Una nuova vita quindi per i cristiani che vivono in Sudan e che potranno praticare la propria religione senza il timore della pena capitale. Appena qualche anno fa, nel 2014, il mondo si è mobilitato a favore di Meriam. La 27enne incinta all’ottavo mese ha rischiato a lungo di essere impiccata perché cristiana. Il percorso verso l’abbandono della Sharia è iniziato in Sudan dopo la caduta nel 2019 di un trentennale regime dittatoriale. Già nei mesi scorsi il governo di transizione aveva anticipato di voler abrogare l’orribile pratica delle mutilazioni genitali femminili. Secondo le Ong che lavorano in Sudan i numeri parlano di 8 bambine su 10 vittime di tali orrende mutilazioni difficili da eliminare in quanto basate su tradizioni e convinzioni culturali.
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