Coronavirus, Nino Cartabellotta torna sulla frase che ha scatenato le polemiche e lo ha portato ad essere querelato direttamente dalla Regione Lombardia. Il presidente presidente della Fondazione Gimbe aveva dichiarato: “La Lombardia aggiusta i propri numeri sul Covid-19
“La Lombardia aggiusta i propri numeri sul Covid-19”. Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, torna sulle recenti dichiarazioni che hanno scatenato polemiche e reazioni furiose dal fronte lombardo.
Coronavirus in Lombardia, Cartabellotta fa chiarezza
Querelato, il dirigente ha fatto chiarezza ai microfoni di TPI: “Mi sono un po’ stupito di questa reazione scomposta da parte di Regione Lombardia”, ammette Cartabellotta. “La Fondazione Gimbe – continua – è un ente indipendente, non è che puoi querelarlo solo perché dice cose brutte, e che va bene quando ti dà la medaglia ma poi va male quando dice che stai facendo cose che non vanno”.
Tutto è iniziato verso il fine settimana scorso. Come ogni volta, l’agenzia ha pubblicato la propria analisi epidemiologica sulla situazione nel territorio lombardo. La quale: “Insieme alle mie dichiarazioni sulla Lombardia su fatto che una serie di escamotage – definiti “gaming” nel mondo della ricerca – che sovrastimano i dati favorevoli e sottostimano quelli sfavorevoli, ha dato vita alle polemiche”, riferisce l’esperto.
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Ma non tornerebbe indietro per esprimere il concetto diversamente. E risponde nuovamente alla domanda scottante: la Lombardia, in qualche modo, altera i dati? Ecco la risposta: “Sicuramente, sulla base dei dati disponibili, c’è attività di gaming insieme ad un livello di trasparenza nettamente migliorabile. Non penso e non ho mai affermato che la Lombardia falsifichi i dati”.
Andando ancor più nei dettagli, la situazione è la seguente: “Mi spiego: da sempre la Lombardia non comunica i soggetti guariti ma comunica i soggetti dimessi. Che però poi nel report complessivo della Protezione Civile finiscono nei soggetti guariti”.
Ma non è affatto la stessa cosa, come evidenzia doverosamente il medico: “Un soggetto dimesso, se non è guarito, per l’epidemiologia rimane un caso ‘aperto’ che può ancora infettare e deve essere posto in isolamento domiciliare. Un caso guarito, invece è ‘chiuso’ ed ovviamente esce fuori dall’epidemia”.