Coronavirus, la nicotina proteggerebbe dal contagio: lo studio francese

Secondo un’osservazione di alcuni epidemiologi francesi, la nicotina proteggerebbe dal coronavirus: i fumatori sarebbero dunque quasi immuni al contagio

La nicotina proteggerebbe dal coronavirus. Questo è quanto emerso da un’osservazione clinica effettuata nell’ospedale La Pitié-Salpetrière di Parigi. Qui, dei 343 pazienti ricoverati, solo il 4,4% è fumatore. Sono stati esaminati anche 139 persone che hanno consultato il medico con sintomi non gravi e quindi il 5,3% è dipendente dalle sigarette. Questi dati lasciano straniti se si riflette sul fatto che molti virologi indicano il fumo come uno dei fattori di rischio aumentato.

“Il nostro studio suggerisce che i fumatori hanno una probabilità molto più bassa di sviluppare un’infezione sintomatica o grave rispetto alla popolazione generale”, dice l’epidemiologa Florence Tubach.

Coronavirus, perché la nicotina proteggerebbe dal contagio

Secondo l’equipé di virologi, la nicotina impedirebbe al coronavirus di fissarsi sul recettore utilizzato da esso bloccando la penetrazione nelle cellule. Nonostante ciò, spiegano, il fumo contiene molti altri agenti tossici quindi non se ne consiglia l’uso.

La via di soluzione, che è in fase di sperimentazione, sarebbe quella di applicare cerotti di nicotina sui pazienti. Ognuno con un dosaggio ed uno scopo diverso.

Era la fine si marzo quando uno studio cinese aveva evidenziato la bassa percentuale di fumatori tra i positivi al coronavirus.

“Non andate a comprare cerotti di nicotina” ha detto il ministro della Salute Véran. Inoltre si teme il rischio di incallire i fumatori esistenti e di crearne altri. Del resto, ogni anno, in Francia si contano 75 mila vittime a causa di patologie aggravatesi a causa del tabagismo.

Non manca l’avvertimento dall’Italia con le parole di Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pavia. “La possibilità che il fumo possa aiutare a fronteggiare quella che oggi è la principale emergenza epidemica, è una cosa da escludere”.

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