Coronavirus, il governo di Pechino vieta ai medici di Wuhan e della provincia di Hubei di dire la verità sul COVID-19

Che qualcosa non fosse stato raccontato nel modo giusto sul Coronavirus era fin troppo chiaro. Prima la data di origine della diffusione del virus, poi i numeri su vittime e contagi, infine il modo di darne informazione al mondo. Pechino ha messo pesantemente mano alla divulgazione del COVID-19, bloccando qualsiasi spiffero proveniente da Wuhan e dintorni. E’ notizia di oggi l’inchiesta realizzata da “La Stampa“, in cui viene fatta chiarezza sui messaggi governativi mandati alla comunità scientifica di Wuhan e della provincia di Hubei.
La mattina del 2 gennaio, il comitato sanitario nazionale cinese ha inviato una mail con oggetto il Coronavirus. Nel testo si richiedeva esplicitamente: “Che tutti i dati sperimentali dei test, i risultati e le conclusioni relative a questo virus non siano pubblicati su mezzi di comunicazione autonomi“.
E ancora, “Nessuna informazione deve essere inviata ai media, compresi quelli ufficiali, o internazionali“.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> Coronavirus, un romanzo lo aveva predetto 40 anni fa (VIDEO)
Coronavirus, Pechino vieta ai medici di Wuhan di dire la verità

La responsabile dell’istituto, Wang Yan Yi, su ordine di Pechino ha diffuso a tutta la comunità scientifica cinese l’ordine di non far sapere la verità sul Coronavirus. L’idea del governo centrale era quella di non allertare oltre modo il mercato, con le annesse ripercussioni economiche e non attirare le critiche da parte del mondo occidentale. La portata effettiva dei numeri del patogeno noto come 2019-nCoV, si è compresa solo dopo che i primi casi sono stati riscontrati negli Usa. Da lì in poi la risonanza mediatica ha investito tutto il mondo. La stessa Organizzazione della Sanità aveva declassato il COVID-19 inizialmente, salvo poi lanciare l’allarme a livello mondiale e definendola pandemia globale. Il coprifuoco mediatico rende ancora incerto il reale numero di infetti (80.000) e di morti (2200). Dopo l’uscita di questa inchiesta diventa complicato poter credere che le cifre circolate in questi giorni sia effettivamente attinenti alla realtà.
Intanto dall’Arkansas, il senatore Tom Cotton, rilancia le accuse sulle origini del virus. Il politico statunitense continua a sostenere che il Coronavirus è figlio di un lavoro all’interno dei laboratori di Wuhan, come arma chimica o come errore nella ricerca farmaceutica. Fatto sta che dopo queste ultime inchieste, diventa complicato credere che ci venga raccontata la vicenda nella sua interezza.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> Diamond Princess, morti due passeggeri per Coronavirus