Caso Gregoretti, un autogol per Di Maio: perché Salvini può sorridere

Il caso della nave Gregoretti potrebbe essere un pericoloso boomerang per Luigi Di Maio. E Salvini è nei guai ma guadagna ancora

Tiene ancora banco il caso della nave Gregoretti, una delle tante questioni che terrà ancora banco sul tavolo della politica italiana con il nuovo anno. Matteo Salvini è nei guai, nel mirino del Senato che dovrà decidere sulla sua colpevolezza. Il prossimo 20 gennaio ci sarà l’occasione di giudicare l’ex vice Premier sul presunto abuso d’ufficio e sul sequestro di persona perpetrato nei confronti delle persone che erano a bordo della nave. All’epoca Salvini era il Ministro dell’Interno e decise per tenere bloccata la nave nel porto di Augusta, con 131 migranti a bordo.

E ora sarà il Tribunale a decidere sul caso della nave Gregoretti della Guardia Costiera, ma la strategia del Movimento 5 Stelle di Di Maio e di Giuseppe Conte non sembra star pagando nel modo giusto. Almeno stando a Matteo Renzi, che ha preso le parti di Salvini, ma soprattutto stando ai sondaggi, che vedono il Governo in svantaggio agli occhi degli italiani.

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Caso Gregoretti e Fioramonti: quanti grattacapi per Di Maio e Conte

Di Maio Gregoretti
Luigi Di Maio

Non è un buon momento per il Governo Conte, che sta facendo i conti in primis con la grana Fioramonti e potrebbe presto ritrovarsi con un’altra brutta gatta da pelare. Il caso Gregoretti, infatti, non sta avendo la presa che Di Maio si aspettava sull’opinione pubblica e anzi rischia di trasformarsi in un pericoloso boomerang. Gli ex alleati di Salvini si sono già schierati: Di Maio è pronto a pronunciarsi a favore del processo, nonostante la decisione di negare lo sbarco dei migranti fosse stata presa di comune accordo.

Un atto “opportunistico”, secondo il 68% di coloro che hanno risposto al sondaggio di Termometro Politico. Si sa, i sondaggi non sono mai attendibili al 100%, ma la dicono comunque lunga su ciò che pensa una fetta del Paese, e questa fetta sembra aver preso le parti di Salvini. Alla fine, colpevoli o meno, resta l’abuso di ufficio di un Governo che all’epoca, con Salvini al Viminale costrinse 131 migranti a soffrire fame e sete per un semplice (e deprecabile) atto dimostrativo.

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