WhatsApp non è sicuro, accuse pesantissime dal fondatore di Telegram

WhatsApp non è sicuro, le accuse pesantissime arrivano dal fondatore di Telegram

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WhatsApp non è sicuro: la pesantissima accusa del fondatore di Telegram (Foto: Getty)

Il fondatore e ideatore di Telegram, Pavel Durov, ha mosso un’accusa pesantissima ai danni di WhatsApp. L’app di messaggistica inglobata da Facebook, avrebbe un grave difetto di sicurezza a testimonianza del fatto che le agenzie di spionaggio la usano abitualmente come strumento di sorveglianza.

Durov ha lanciato questo attacco dopo la recente scoperta di un bug di sicurezza che ha portato alla condivisione pubblica di molti messaggi e foto delle chat private di WhatsApp.

All’inizio di quest’anno, l’imprenditore russo si è unito alle crescenti critiche contro l’app americana, sostenendo che non sarebbe mai stato veramente sicura. Ha indicato una serie di difetti di sicurezza che hanno costantemente messo a rischio i dati privati ​​degli utenti per gli hacker e le agenzie di intelligence del governo.

Basandosi su queste critiche nel suo ultimo post su Telegram, Durov ha descritto WhatsApp come un “cavallo di Troia” utilizzato per spiare le foto e i messaggi degli utenti su altre app.

Facebook ha fatto parte dei programmi di sorveglianza molto prima che acquisisse WhatsApp“, ha scritto. “È ingenuo pensare che la società cambierebbe le sue politiche dopo l’acquisizione“.

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WhatsApp non è sicuro: la durissima accusa di Pavel Durov

Pavel Durov
WhatsApp non è sicuro: la durissima accusa di Pavel Durov (Foto: Getty)

Facebook ha affermato che non c’erano prove del fatto che il recente difetto di sicurezza fosse stato sfruttato dagli hacker, affermando in una dichiarazione che “non c’è motivo di credere che gli utenti siano stati colpiti“.

Il padre di Telegram ha descritto questa mancanza di prove come “conveniente”, affermando che la mancanza di dati archiviati sui server ha comportato l’impossibilità di scoprire casi di sfruttamento.

La vulnerabilità nei temi relativi alla privacy, all’interno di WhatsApp, ha riaperto il discorso legato al complicato coinvolgimento di Facebook con i governi e le agenzie di intelligence.

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