Taglio dei Parlamentari, tutto da rifare per il momento. Si va verso il Referendum popolare

Il taglio dei parlamentari, l’agognato provvedimento voluto dal Movimento Cinque Stelle e auspicato, da tempo, anche da quella parte di elettorato anti-casta, non entrerà in vigore come previsto da gennaio 2020. Si è infatti conclusa positivamente la raccolta firme dei senatori necessaria per bloccare la legge e avviare la procedura referendaria popolare. L’ultima firma, la 64esima, l’ha apposta Francesco Giacobbe, esponente del Pd eletto in Australia. Un’iniziativa bipartisan, quella della raccolta firme dei che ha coinvolto anche alcuni esponenti di Forza Italia tra cui Maurizio Gasparri, Lucio Malan e Antonio De Poli. Forza Italia che è il partito con il maggior numero di firmatari.
Spetterà dunque ai cittadini decidere o meno se approvare il provvedimento. Va precisato, comunque, che l’iter per l’indizione del referendum, con la pronuncia della Cassazione su data e modalità, non ha tempi rapidi e, pertanto, qualora venissero indette elezioni anticipate, l’attuale status quo della nomenclatura parlamentare sarebbe mantenuto con 945 elettori a fronte dei 600 ovvero il numero che ci sarebbe dovuto essere con il taglio.
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Taglio Parlamentari, le opinioni sul referendum

A inizio ottobre, la Camera aveva votato quasi all’unanimità per ridurre i deputati (da 630 a 400) e i senatori (da 315 a 200). Ora il dietrofront bipartisan che farà certamente discutere.
Il Fatto Quotidiano, in un articolo pubblicato sul sito del giornale, parla apertamente di coalizione di “salva portone.” Matteo Salvini, invece si dichiara a favore del referendum. Il leader della Lega ha così commentato la vicenda: “Sono d’accordo sui referendum in generale, ho votato quella riforma, ho letto poco fa che sono state raggiunte le firme sufficienti di parlamentari per indire quel referendum. Quando i cittadini confermano o smentiscono una riforma approvata dal Parlamento secondo me è sempre la scelta migliore.”
Favorevole al Referendum anche Giorgia Meloni che inviterà i propri elettori a votare per il SI mentre il premier Giuseppe Conte ha dichiarato che l’iter di indizione della procedura referendaria non ostacolerà l’azione di governo.
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