Cori razzisti, l’ad della Serie A propone una soluzione a dir poco incredibile. Luigi De Siervo, infatti, avrebbe suggerito, durante una riunione, di spegnere i microfoni e basta.

Cori razzisti, ormai quasi non si parla d’altro nelle ultime settimane. Il calcio sta venendo bersagliato quanto mai nella sua storia da critiche ed attacchi contro il razzismo di alcune curve di Serie A, ma non solo. Ormai da troppo tempo si lascia che i tifosi urlino qualsiasi tipo di improperio contro i giocatori, in particolare quelli avversari. Un fallo, un tackle ruvido, un presunto tocco con la palla od una rete segnata dal nemico, scatena in molto un odio che ha del primordiale. E primordiali sono le parole che vengono utilizzate per descrivere questa sensazione. In molti, infatti, propendono per insultare sul piano razziale il calciatore in questione, scaturendo odio e dolore da parte del giocatore bersagliato.
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Cori razzisti, l’ad della Serie A: “Microfoni spenti, così non si sentono”
Una registrazione davvero incredibile quella che è stata diffusa. Da diverse ore, infatti, sta girando un audio pirata che ha per protagonista l’amministratore delegato della Serie A, Luigi De Siervo. Nell’audio rubato il dirigente avrebbe suggerito di spegnere i microfoni vicino alle curve per impedire a chi sta a casa di sentire i buu e gli insulti razzisti. Non proprio una vera soluzione al problema. L’ad è stato contattato da Repubblica. Ecco le sue dichiarazioni sull’argomento:
“Nell’audio si sente solo una frazione del ragionamento. Che era molto più ampio. Stavamo parlando di produzione televisiva. E si partiva dal presupposto che noi non siamo giornalisti che dobbiamo scovare le notizie, noi produciamo uno spettacolo e lo valorizziamo. Per dire, abbiamo ‘squalificato’ per due giornate il regista che a Cagliari aveva indugiato per 40 secondi, durante un controllo Var, sulla curva del Cagliari che in quel lasso di tempo aveva fatto di tutto.
Eravamo reduci da un articolone del New York Times che indicava l’Italia come la nuova frontiera del razzismo nel calcio. E io ho suggerito di gestire in maniera più precisa il direzionamento dei microfoni. Capita spesso infatti che da casa si sentano dettagli che allo stadio nemmeno si percepiscono”.
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