Giornata mondiale contro l’AIDS, dato allarmante dell’Oms sulle donne

Giornata mondiale contro l’AIDS, dato allarmante dell’Oms sulle donne insieme al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie.

Giornata mondiale contro l'AIDS
(da Pixabay)

Proprio oggi 1 dicembre, nella ‘Giornata mondiale contro l’AIDS‘, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e l’Ufficio regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per l’Europa hanno diffuso alcuni importantissimi dati in merito a questa malattia. Quello che balza subito agli occhi è uno in particolare: la diagnosi di AIDS è tardiva per una donna su due (54%) e troppo spesso questa categoria di persone scopre di essere sieropositiva molti anni dopo essersi infettata.

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Giornata mondiale contro l’AIDS, i dati dell’Oms

Giornata mondiale contro l'AIDS
(da Pixabay)

Nel 2018, secondo i dati, ci sarebbero state oltre 140mila nuove diagnosi di infezione da Hiv, di cui più di 26mila nella Ue. Solo il 68% del campione è consapevole del fatto che il virus dell’Hiv possa contagiare tutti a prescindere dallo stile di vita, mentre circa il 30% associa la malattia a fattori come rapporti con molti partner, tossicodipendenza e omosessualità. Il 54% pensa che non sia pericoloso vivere accanto a un malato di Aids, mentre il restante 46% teme che la sola condivisione degli spazi con queste persone possa provocare contagio. La fascia d’età più preparata in materia è quella che va dai 19 ai 25 anni, mentre le fonti che danno più informazioni ai giovani sono internet e scuola (39%), tv (26%), medici e specialisti (11%). Il 60% del campione afferma che l’uso del preservativo possa aiutare ad evitare certi pericoli e il 51% è a conoscenza del fatto che l’Hiv possa essere trasmesso anche solo attraverso il sesso orale, se non ci si protegge a sufficienza. Chiudiamo con un ultimo dato: solo il 50% della gente sa che il virus dell’Hiv si può diagnosticare solo attraverso un test specifico, il 32% crede nell’efficacia delle analisi di routine, mentre il 18% pensa che basti una semplice visita medica per diagnosticarlo.

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