Le strade italiane sono un colabrodo

Nel 2014, con la conversione in legge della riforma, l’allora governo guidato da Matteo Renzi decretava una volta per tutte l‘abolizione delle provincie. Non è mai stato così. E’ chiaro che le provincie non sono state eliminate ma solo trasformate.

Le strade provinciali, non hanno sicuramente beneficiato di questo e sono andate via via crescendo con il declassamento delle vecchie e storiche statali. Arterie secondarie, scrive il primatonazionale.it solo nei mappali, dato che per i territori – laddove si trova la carne viva delle esigenze dei cittadini – rispondevano alle necessità pubbliche e private, commerciali e di industria, delle comunità locali. Parliamo di una rete fitta e da decine e decine di migliaia di km, la quale però soffre per una cronica mancanza di cure.

Sono i numeri a parlare molto chiaro. Nel 2016 si è toccato il minimo storico di consumo di asfalto: dai 45 milioni del 2006 ai 23 dello scorso anno. Quasi la metà. E nei primi mesi del 2017 altro record negativo: -4,7%. Risultato? Manutenzione ordinaria a secco, quella straordinaria quasi azzerata.

“L’impegno più volte proclamato dal governo che lo impegnava a trovare risorse per la manutenzione ordinaria e straordinaria e per risolvere l’incertezza relativa alla competenza sulla gestione delle strade provinciali non è mai stato concretamente attuato”, denuncia Michele Turrini, presidente del Siteb, associazione italiana bitumi asfalto strade. “La sbandierata abolizione delle provincie ha lasciato in eredità una situazione che rende impossibile una corretta gestione di queste strade. Chi se ne occuperà?”, si domanda Turrini. Per avere una risposta basta prendere la macchina.